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Per Uber un debutto amaro a Wall Street

(Teleborsa) – debutta in rosso a Wall Street con un calo del 3,13% a 43,59 dollari. L‘entrata dell’Unicorno alle contrattazioni di Wall Street era stata indicata a partire da un prezzo di collocamento di 45 dollari per azione. L’azienda ha collocato 180 milioni di titoli, raccogliendo 8,1 miliardi di dollari per una valutazione complessiva di 75 miliardi, risultato da capogiro ma inferiore ai 120 miliardi stimati.

A pesare sulla valutazione al ribasso dell’azienda, il periodo turbolento dei mercati finanziari e della stessa azienda, fra cambi al vertice, scioperi degli autisti, che chiedono migliori condizioni di lavoro, scandali interni e perdite a bilancio.

E proprio di questo periodo cruciale parla Anthony Ginsberg, Fondatore e Direttore Generale di Gins Global Index Funds a Financialounge il quale afferma: “Uber è la principale società di ride sharing al mondo. Nonostante abbia avuto qualche anno difficile e problemi di reputazione, ora, con un cambio ai vertici e una struttura di governance rigorosa, sembra aver voltato pagina e potrebbe seguire lo stesso percorso di . La partnership con e il fatto che la sua controllata Uber Eats abbia una quota di mercato del 25,2% negli USA tra le piattaforme per la consegna di cibo mostrano che l’azienda ha grandi progetti di sviluppo”.

Nonostante infatti il Gruppo si sia lasciato alle spalle il bilancio 2018 con una perdita operativa di 1,8 miliardi, il numero uno di Gins Global Index Funds a Financialounge continua a sostenere che Uber stia seguendo lo stesso percorso attraversato da Amazon. “A quest’ultima sono occorsi più di 14 anni, esattamente 58 trimestri dopo l’Ipo del maggio 1997, per arrivare -complessivamente- allo stesso ammontare di profitti registrati nel primo trimestre 2019. Per diversi anni dopo essersi quotata, infatti, Amazon ha continuato sistematicamente a perdere denaro. Quando aziende tecnologiche così rivoluzionarie si espandono su scala mondiale, aumenta l’esborso di capitale in ragione della costruzione dell’infrastruttura e della distribuzione. In questa fase il dato interessante da analizzare non è quello dei profitti complessivi, quanto piuttosto il margine di profitto tipicamente guadagnato su ciascuna corsa effettuata. Alla fine è la scalabilità a livello mondiale di queste corse tipo che assicurerà ad Uber un successo nel lungo termine”, ha concluso Ginsberg.


Fonte: https://quifinanza.it/finanza/feed/

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