(Teleborsa) – L’Italia tira un sospiro di sollievo sulla crescita economica, schivando di un soffio la recessione. Secondo quanto comunicato dall’Istat, nel 1° trimestre del 2019 il Prodotto Interno Lordo (PIL) italiano è cresciuto dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti, interrompendo la serie negativa durata due trimestri che poteva sancire l’inizio di una vera e propria recessione per il Belpaese. L’economia è così uscita da quella che in gergo si chiama “recessione tecnica”, ovvero due cali consecutivi del PIL, che nel nostro caso era stata in entrambi i casi pari al -0,1%.
Non c’è molto da esultare però, visto che a 11 anni dall’inizio della crisi economica, il PIL italiano è ancora del 5% inferiore ai livelli pre-crisi.
OTTIMISTA INVECE GIOVANNI TRIA, MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE. “La stima dell’Istat evidenzia come l’economia italiana abbia quasi integralmente recuperato la caduta del PIL registrata nella seconda metà del 2018. In un clima di cauto ottimismo, il dato del primo trimestre lascia intravedere che la previsione di crescita annuale (0,2% in termini reali) indicata nel Def possa essere raggiunta e anche superata se il contesto internazionale sarà moderatamente favorevole”, afferma il ministro.
ESULTANO ANCHE I DUE VICEPREMIER. “L’Italia fuori dalla recessione – afferma Luigi Di Maio – dimostra che la direzione intrapresa è quella giusta. Andiamo avanti come un treno verso il cambiamento”, ha aggiunto il leader pentastellato. Secondo il numero uno della Lega, Matteo Salvini “i dati positivi sul PIL, sul lavoro e sulla ripresa economica impongono al governo una doverosa e sostanziale riduzione delle tasse. È obbligatorio realizzare al più presto la Flat Tax per imprese, lavoratori e famiglie, come da contratto di governo, senza dubbi o ritardi”.
PIUTTOSTO CRITICO VINCENZO BOCCIA, PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA. “Per un decimale non possiamo dire che è fatta, dobbiamo continuare a reagire e il banco di prova saranno i prossimi provvedimenti a partire dalla manovra d’autunno – ha dichiarato il numero uno degli industriali – . Ho parlato di bagno di realismo, sì: ci hanno criticato quando il nostro centro studi ha parlato di crescita zero ora siamo allo 0,1. Bisogna essere consapevoli dell’arretramento e reagire quanto prima dando priorità non al contratto di governo ma a un patto per il lavoro e lo sviluppo del paese nell’interesse generale”.
PERPLESSE ANCHE LE ASSOCIAZIONI DEI COMMERCIANTI E DEI CONSUMATORI. Per l’Ufficio studi Confcommercio la stima del PIL “conferma la rappresentazione della condizione dell’economia italiana come stagnante piuttosto che recessiva. Nessun elemento problematico viene modificato dall’ultimo dato – prosegue l’ufficio Studi – la crescita è inesistente e la ripresa va conteggiata su decimi e centesimi di punto percentuale. Per averne piena contezza è sufficiente confrontare la variazione tendenziale del prodotto italiano rispetto a quelle registrate per l’euro-area e l’Europa a 28: +0,1% rispetto a +1,2% e +1,5%”.
L’economia italiana viene definita stagnante anche da Confesercenti. “I dati su PIL, occupati e prezzi, sono senza dubbio migliori delle attese: si tratta di primi segnali di speranza e, per la prima volta da un po’ di tempo, sembrano concordi nel delineare un percorso abbastanza univoco. Il quadro generale che ne emerge, infatti, è quello di un primo recupero degli andamenti flettenti osservati nella seconda metà del 2018. L’aumento del PIL e dell’occupazione – quest’ultimo particolarmente pronunciato – si accompagnano, inoltre, ad una sostanziale stabilità dell’inflazione confermando come l’economia italiana abbia ampio spazio per una vera e propria accelerazione della crescita. Ma senza vedere per forza il bicchiere mezzo vuoto, restano diversi dubbi sugli scenari futuri: se l’avvitamento recessivo sembra essere scongiurato, non dobbiamo infatti dimenticare che le condizioni congiunturali restano molto deboli. Sia nel confronto europeo (in termini tendenziali, Spagna e Francia hanno registrato un aumento del PIL pari, rispettivamente, a 0,7% e 0,3%, l’insieme dell’area Euro 1,1%, contro il nostro 0,1%,), sia rispetto alle nostre potenzialità di sviluppo. Rispetto a un anno fa, il PIL è aumentato di appena 268 milioni, mentre l’incremento fra il primo trimestre 2018 ed il primo trimestre 2017 fu di quasi 4 miliardi. Le condizioni economiche restano quindi stagnanti e lo stesso aumento dell’occupazione rischia di tradursi, se la situazione non cambierà, in un peggioramento della produttività”.
IL PERICOLO STAGNAZIONE PREOCCUPA ANCHE CSP – CENTRO STUDI PROMOTOR. Con questo dato “viene scongiurato (almeno per ora) il pericolo che il Paese sia in recessione conclamata. Questo è indubbiamente un fatto positivo – commenta Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – anche se quella che si delinea è una situazione di stagnazione che resta assolutamente preoccupante. Il prodotto interno lordo italiano sta infatti ristagnando sul livello del 2018, che si è collocato al di sotto del 4,3% rispetto alla situazione ante-crisi, cioè al dato del 2007. Per l’Italia la crisi del 2007 è quindi ancora ben lontana dall’essere stata superata. Nell’Unione Europea peggio dell’Italia sta facendo soltanto la Grecia in cui PIL del 2018 è inferiore a quello del 2007 di ben il 27,9%. Tutti gli altri paesi dell’Unione sono da tempo al di fuori dalla crisi ed hanno superato il PIL del 2007.
SINDACATI: SERVONO INVESTIMENTI PUBBLICI PER FAR RIPARTIRE L’ITALIA. Secondo la Cgil “per far ripartire l’economia del Paese, che dal 2007 ha perso oltre 4 punti di PIL e un milione di posti di lavoro, occorrono un’imponente strategia di investimenti pubblici, di sostegno fiscale ai salari e alle pensioni, e un piano straordinario di occupazione pubblica”. La confederazione evidenzia come “la crescita nazionale resta, purtroppo, ancora molto vicina allo zero (0,2), e comunque sempre inferiore a quella europea (0,4). Di nuovo è solo l’export a far crescere il PIL e, come rileva l’Istituto nazionale di statistica, la domanda interna resta negativa. Rispetto a un anno fa il PIL cresce tendenzialmente di un decimale, in linea con la revisione a ribasso del Def. Quindi, i conti non tornano e preoccupa la probabile manovra restrittiva. Il decimale di crescita in più per l’anno in corso verrebbe generato, come stimato nel Documento, dal decreto ‘sblocca cantieri’ e dal cosiddetto ‘decreto crescita’. Non ci siamo. Ancora una volta, non si affrontano gli ostacoli strutturali che frenano la crescita italiana”.