(Teleborsa) – Oltre cinquanta rappresentanti sindacali dei lavoratori , da quindici Paesi diversi, si sono dati appuntamento a Berlino da oggi fino a martedì per rivedere le loro condizioni di lavoro nei centri logistici appartenenti al colosso dell’ecommerce americana.
Dopo cinque anni di lotte separate, questi esponenti si incontrano nella capitale tedesca con lo scopo di coordinare la loro strategia e le loro azioni contro la società di Jeff Bezos, accusata di aver soppresso le pause, di adottare metodi inappropriati per il monitoraggio dei dipendenti e di elargire paghe troppo basse al proprio personale.
Le prime proteste risalgono al lontano 2013, quando i sindacati europei di Amazon, che hanno lottato per ottenere il riconoscimento da parte dell’azienda, si sono mobilitati per rallentare le spedizioni di pacchi e richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle loro condizioni di lavoro.
Nel 2018 le tensioni sono aumentate sfociando in circa cinquanta scioperi organizzati da vari sindacati europei e, cosa rara nella recente storia sindacale, facendo si che alcuni di essi fossero organizzati contemporaneamente in diversi Stati.
“Ci rendiamo conto che non siamo soli, abbiamo le stesse difficoltà in tutto il mondo”, dice Christy Hoffmann, segretario generale del sindacato internazionale UNI Global Union, mentre Stefanie Nutzenberger, rappresentante sindacale del sindacato tedesco Ver.di, sottolinea che ” Quando c’è un movimento coordinato tra noi, uno sciopero simultaneo in Francia, Italia e Spagna, Amazon reagisce. Quando c’è uno scontro, Amazon accetta di avviare trattative”.