(Teleborsa) – È stato raggiunto l’accordo tra i sindacati del mondo della scuola e il Governo per il rinnovo contrattuale, soluzioni per il precariato e l’aumento degli stipendi. Con la firma dell’intesa, arrivata nella notte a Palazzo Chigi alla presenza del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e il premier Giuseppe Conte, è stato sospeso lo sciopero proclamato per il prossimo 7 maggio.
Soddisfazione è stata espressa dal Presidente del Consiglio Conte che ha definito l’accordo “molto importante, un passo importante nell’ambito del compimento di quella che abbiamo chiamato ‘fase due’ del governo, incentrata sulla scuola, l’università, il turismo, l’agroalimentare”.
“Nell’ambito dei vincoli di bilancio, con le risorse che abbiamo, faremo di tutto per valorizzare questi settori strategici per l’Italia”, ha commentato il premier.
“Ancora una volta la forza del dialogo e della contrattazione vince su tutto. L’intesa per la scuola, raggiunta tra il Governo e i sindacati di categoria, ai quali va il nostro riconoscimento per l’impegno profuso, spiana la strada a risultati importanti per i lavoratori del settore”, ha dichiarato il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. “Viene riconosciuto il valore unitario, nazionale e pubblico della scuola e si pongono le premesse sia per rinnovare i contratti in modo dignitoso sia per salvaguardare i precari”.
Da Twitter arriva il commento della leader della Cisl, Annamaria Furlan, che definisce l’intesa “positiva e importante” per il rilancio dei settori della conoscenza. “Si valorizza il metodo del confronto e si garantisce attraverso i contratti il ruolo centrale della scuola per la tutela dell’identità e dell’unità culturale del Paese”.
“Ora ci aspettiamo che il Governo attivi subito i tavoli tecnici per dare concretezza agli impegni assunti questa notte con i sindacati”, ha commentato la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti che chiede al governo di arretrare sull’idea di autonomia differenziata che “mina alla base l’intero diritto all’istruzione universale e, favorendo la nascita di diversi modelli regionali, spacca ulteriormente un Paese già diviso”.