(Teleborsa) – Una nuvola di fumo nero, seguita a una esplosione e visibile dalle spiagge che si affacciano su Cape Canaveral, ha fatto intuire che qualcosa di anomalo fosse accaduto nella base del centro spaziale Kennedy a mezzogiorno ora della Florida di sabato 20 aprile. Nel corso delle ore successive, grazie anche ai documenti filmati apparsi sui siti ufficiali, si è capito che a essere coinvolta è stata la capsula Crew Dragon o Dragon 2 (evoluzione della navetta cargo di SpaceX utilizzata dal 2012 per i rifornimenti verso la ISS) protagonista della missione del 2 marzo scorso che l’ha vista attraccare alla stazione spaziale internazionale, dopo il lancio con il vettore Falcon 9 di SpaceX, e poi rientrare sulla terra con un perfetto ammaraggio per essere recuperata. A bordo della missione di esordio il manichino umanoide Ripley che ha permesso di registrare le sollecitazioni a cui sarebbe stato sottoposto l’equipaggio. Quella stessa capsula si trovava nella Landing Zone 1 del Kennedy Space Center, la piattaforma su cui si posano i primi stadi del Falcon 9, nella fase di rientro a terra dopo un lancio, per una serie di test programmati sul sistema di propulsione.
A differenza della Dragon versione cargo, la Crew Dragon dispone di un cluster di quattro razzi SuperDrago, alimentati a monometilidrazina e tetrossido di azoto, per consentire all’equipaggio di allontanarsi dal vettore di spinta in orbita in caso di qualsivoglia malfunzionamento nella fase di lancio. Un sistema di sicurezza espressamente voluto dalla NASA. L’esplosione non ha provocato danni al personale presente nella base, né alla salute pubblica. Gli ingegneri di SpaceX sono al lavoro sui dati registrati durante il test grazie ai sistemi di telemetria.
La società di Elon Musk ha spiegato che sono stati condotti alcuni collaudi sui motori di un veicolo Crew Dragon di prova (in realtà sembrerebbe si tratti proprio della capsula che ha volato per la prima volta in orbita), e che i primi test sono stati completati con successo, ma quello finale si è concluso con un’anomalia. “Assicurarsi che i nostri sistemi mantengano i più elevati standard di sicurezza e rilevare anomalie come questa prima di volare sono le ragioni principali per cui effettuiamo queste prove. I nostri team stanno indagando e lavorano a stretto contatto con i nostri partner di NASA” – conclude la nota di SpaceX.
Lapidario anche l’amministratore della NASA, Jim Bridenstine: «I team di NASA e SpaceX stanno valutando un’anomalia occorsa oggi durante una prova statica presso la Landing Zone 1, in Florida. È per questo che si fanno delle prove. Impareremo, faremo i necessari aggiustamenti, e proseguiremo con il programma commerciale con equipaggi». Su questo punto resta da capire se le verifiche sull’incidente e i test successivi che dovranno essere eseguiti per dichiarare risolta la causa che ha provocato l’anomalia, consentiranno di confermare il calendario di lanci che prevede la prima missione della Crew Dragon con equipaggio a bordo il prossimo mese di luglio.
Oltre che con SpaceX, la NASA ha sottoscritto un contratto anche con Boeing per lo sviluppo di un veicolo spaziale con equipaggio per il trasferimento in orbita, che è stato ribattezzato Starliner. Avrebbe dovuto esordire nel mese di agosto, con una missione diretta sulla ISS, ma la data di lancio è slittata al 1° novembre 2019.
(Foto: Crew Dragon)