(Teleborsa) – “Una flat tax o una tassazione a due aliquote potrebbe andare nella direzione di risolvere molte delle problematiche insite all’Irpef. Dovrebbe comunque accompagnarsi a un sistema di deduzioni/detrazioni che assicuri il principio di solidarietà e andrebbe disegnata in modo tale da semplificare effettivamente il sistema”. Lo afferma Confindustria nel corso di un’audizione in Parlamento sul Documento di economia e finanza (DEF) sottolineando la necessaria urgenza della riforma del sistema fiscale come priorità da affrontare per il cambiamento positivo del Paese.
La sua implementazione però non sarebbe certo semplice poiché al momento risulterebbe molto costosa in termini di minor gettito fiscale, con un’incidenza di oltre 50 miliardi di euro l’anno, secondo varie stime confermate anche da quelle stilate dal Centro Studi Confindustria. “Se fatta a parità di gettito, rischia di tradursi in aliquote troppo elevate. Quindi va pensata in modo approfondito e ne vanno valutati gli effetti macroeconomici”, commenta la Confederazione degli industriali italiani che esorta a pensare ad una riforma a costo zero per la finanza pubblica che favorisca chi produce, i lavoratori e le imprese, anche rivedendo l’attuale distribuzione del carico fiscale tra imposte dirette e indirette ed eventualmente anche i meccanismi di compartecipazione dei cittadini alla spesa per alcuni servizi pubblici.
“Serve un programma che fissi obiettivi, azioni in grado di raggiungerli e risorse per finanziarle. E serve che questa programmazione sia credibile” – sostengono gli industriali – che, a conclusione del proprio discorso in Parlamento, citano anche gli incassi per un punto di PIL attesi dalle privatizzazioni confermati.
Per Viale dell’Astronomia, “si tratta di un ammontare elevato, alla luce delle difficoltà incontrate in passato: in media negli ultimi 10 anni le privatizzazioni hanno portato 0,1 punti di PIL l’anno; tra il 1990 e il 2018 solo quattro volte, tutte prima del 2003, i proventi da dismissioni hanno superato il punto di PIL. Tali obiettivi, affinché siano credibili vanno supportati da azioni concrete che consentano di raggiungerli. Al momento, di queste azioni non sembra essercene traccia. Per esserlo bisognerà indicare dove trovare le risorse per fronteggiare il rallentamento della crescita economica e, al contempo, creare spazi di manovra per disinnescare le clausole di salvaguardia”.