Lo spread fra i titoli decennali emessi da Italia e Grecia è tornato a ridursi fino a raggiungere i 94 punti. Il miglioramento del giudizio di Moody’s sul merito di credito dello stato ellenico, elevato venerdì scorso di due gradini da B3 a B1 ha sortito un effetto positivo in vista del ritorno all’emissione di titoli decennali. In Europa solo la Romania batte la Grecia in termini di spread rispetto ai Bund: tuttavia i titoli romeni non sono denominati in euro e dunque scontano un rischio di cambio che i titoli greci non hanno.
Anche se il recente assottigliamento dello spread sui bond decennali di Italia e Grecia riflette un miglioramento delle prospettive per Atene, in passato esso è diminuito a causa di crisi di sfiducia nei confronti dei titoli italiani. Come ha ricordato Andrea Franceschi sul Sole 24 Ore, lo scorso ottobre il differenziale aveva raggiunto un minimo storico di 67 punti, che coincideva con la fase più acuta del confronto fra governo e commissione Ue sulla manovra economica.
Italia, maggior rischio di insolvenza rispetto a Spagna e Portogallo
Il termometro dell’anomalia italiana, però, diventa più evidente se si paragona il premio al rischio domandato dagli investitori in Btp rispetto a quello richiesto per i titoli analoghi emessi dalla Spagna o dal Portogallo. Del resto, si tratta di Paesi mediterranei un tempo colpiti dalla stessa crisi nel 2011. Al momento lo spread fra Bonos spagnoli e Btp è intorno ai 155 punti a favore di Madrid, mentre lo spread con i titoli portoghesi è di 124 punti.
Nonostante le dimensioni della sua economia, lo stato italiano è ancora ritenuto a maggior rischio d’insolvenza rispetto alla Spagna e al Portogallo. È vero: il rapporto tra debito e Pil è più elevato in Italia rispetto a entrambi i Paesi. Ma, per fare un altro confronto, il debito spagnolo in rapporto al Pil è del tutto analogo a quello della Francia, eppure quest’ultima paga rendimenti più bassi di circa 60 punti base.
Insomma, i fattori che intervengono sono numerosi. Fra questi, ha nuociuto sicuramente all’Italia lo spettro di una possibile uscita dall’euro: un rischio di ridenominazione dei titoli pubblici che si traduce in richieste di rendimenti più elevati.