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Mocio (Assiom Forex): serve cultura dell’Equity, mercati non abbastanza profondi e liquidi

(Teleborsa) – “Nel vecchio continente prevale una sorta di pessimismo “cosmico” economico. Inoltre, è cresciuta la consapevolezza che, senza interventi adeguati, questo divario è destinato a crescere ulteriormente. E soprattutto il risparmio dei cittadini europei migra e migrerà alla ricerca dei migliori rischi/rendimenti, andando a finanziare la crescita delle borse e del debito pubblico americano. È questo, ora, il vero “Doom loop”, la spirale del pessimismo dell’Europa. Lo ha affermato Massimo Mocio, presidente dell’Assiom Forex, al 31° congresso degli operatori dei mercati finanziari.

“Questo a maggior ragione perché i mercati Europei dei capitali non sono integrati, e spesso non sono abbastanza profondi e liquidi – ha spiegato – Negli ultimi 25 anni, il valore della capitalizzazione delle borse mondiali è quadruplicato, raggiungendo gli 80 trilioni di dollari. Ebbene le borse americane rappresentano oggi i due terzi del totale. Le borse europee un misero 15%. Nel vecchio continente, osserviamo una tendenza lenta, ma inesorabile: acquisizioni e fusioni di aziende quotate e un continuo susseguirsi di delisting, sono di gran lunga superiori ai nuovi collocamenti”.

Secondo Mocio, “l’Italia e l’Europa avrebbero bisogno di più “Equity” o, meglio, di più “cultura dell’Equity”. Che ci piaccia o no siamo un'”economia del debito”. Ecco perché abbiamo impiegato 15 anni per uscire dalla grande crisi finanziaria. Manca una cultura che ponga il capitale di rischio al centro di ogni progetto di sviluppo, di ogni azienda di successo, di ogni iniziativa infrastrutturale. È questa “cultura dell’Equity”, del capitale di rischio che ha fatto sì che negli Stati Uniti tutte le “Magnifiche 7″, le società leader dei settori tecnologici – che oggi pesano per un terzo della capitalizzazione USA – siano state finanziate, fin dalla loro nascita, da capitali privati”.

Il presidente dell’Assiom Forex ha sostenuto che ci sono elementi di ottimismo sulla creazione di un mercato unico dei capitali in Europa: “Il primo: l’Europa ha già posto le basi per un titolo di debito comune privo di rischio. Parliamo, per la precisione, dei bond dell’Unione Europea emessi per finanziare i programmi SURE e Next Generation EU (NGEU) per circa 1 trilione di euro, dotati di una buona infrastruttura di mercato secondario, che garantisce agli investitori liquidità e spessore. Sono a tutti gli effetti titoli dell’Unione, garantiti dal bilancio europeo, con la partecipazione solidale di tutti gli Stati membri. Questo li rende, in prospettiva, potenzialmente equiparabili ai titoli di debito pubblico americano. Che cosa li penalizza? 1) Il programma termina nel 2026; 2) il mercato non gli attribuisce ancora un merito di credito adeguato al loro rating, sebbene tali titoli soddisfino la maggior parte dei criteri per essere considerati un’attività sicura”.

Mocio ha fatto notare che “questi titoli vengono scambiati a sconto rispetto al Bund, ma quest’ultimo non può essere considerato un titolo privo di rischio. Il mercato se ne è reso conto nell’ultimo anno. Infatti, il movimento del Bund verso il tasso swap – che è definitivamente il vero tasso privo di rischio – testimonia un peggioramento importante del merito creditizio della Germania. Anche il movimento positivo del differenziale tra titoli italiani e tedeschi – che pensiamo possa continuare – è dovuto, in primis, ad un peggioramento relativo del rischio di credito tedesco. Analogo discorso vale per l’altro grande paese, la Francia”.

Secondo il presidente dell’Assiom Forex, “di fronte al deterioramento del merito creditizio nei singoli Paesi dell’Unione, risulta “inevitabilmente” conveniente per tutti, rendere strutturale l’emissione di un titolo di debito comune, definendo esplicitamente quali spese comuni finanziare: settori quali quello della difesa, della transizione energetica, dello sviluppo digitale. Gli americani hanno appena stanziato 500 miliardi per il programma di Artificial Intelligence denominato “Stargate”. Il mercato apprezzerebbe grandemente un “safe asset” europeo, con un programma duraturo, anziché transitorio, riconoscendogli un elevato merito di credito”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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