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Panetta (Bankitalia): rientro inflazione al target quasi completo, normalizzazione va continuata

(Teleborsa) – “Il rientro dell’inflazione nell’area dell’euro all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine è quasi completo. I rialzi degli ultimi mesi – fino al 2,5 per cento a gennaio – erano previsti e sono dovuti in parte a effetti di base legati all’evoluzione passata dei prezzi dell’energia. L’inflazione di fondo si è mantenuta al 2,7 per cento, ma la sua dinamica sui tre mesi – più rappresentativa delle tendenze recenti – evidenzia un calo pressoché continuo dall’inizio dello scorso anno ed era pari al 2 per cento a gennaio”. Lo ha affermato il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervenendo al 31° congresso degli operatori dei mercati finanziari, organizzato a Torino da Assiom Forex.

“I prezzi dei servizi continuano a crescere a un ritmo relativamente sostenuto, pari al 3,9 per cento – ha aggiunto – Questo andamento riflette in parte il lento e graduale adeguamento dei prezzi dei servizi all’inflazione passata, ed è quindi destinato ad attenuarsi per effetto del calo dell’inflazione totale”.

Dall’inversione della rotta sui tassi, sono stati ridotti cinque volte, portando quello di riferimento della BCE – il tasso sui depositi presso la
banca centrale – al 2,75 per cento. “Tuttavia il percorso di normalizzazione della politica monetaria non è concluso“, ha sottolineato Panetta.

Secondo il Governatore, “il tasso di riferimento rimane superiore alle stime del tasso neutrale, ossia il livello compatibile con l’assenza di pressioni inflazionistiche e con la crescita potenziale dell’economia. Di conseguenza, la politica monetaria continua a esercitare una pressione al ribasso sull’attività produttiva e sulla dinamica dei prezzi al consumo, un effetto sempre meno necessario in un contesto in cui l’inflazione è vicina all’obiettivo e la domanda interna resta debole. Da qui in avanti, peraltro, il concetto di tasso neutrale perderà progressivamente rilevanza. Le stime del suo valore, infatti, sono altamente imprecise, e forniscono solo un’indicazione approssimativa sull’orientamento della politica monetaria, diventando sempre meno utili a mano a mano che i tassi ufficiali si avvicinano al livello stimato del tasso neutrale”.

Nella sua analisi dei rischi per l’inflazione, ha affermato che “attualmente il principale rischio al ribasso per l’inflazione è la debolezza dell’attività economica. A questo si aggiungono “i rischi derivanti dall’aumento dei rendimenti a lungo termine. Questo fenomeno è dovuto in primo luogo all’incremento dei tassi a lungo termine in dollari, che si è propagato sui mercati finanziari europei, determinando una sorta di “importazione” dagli Stati Uniti di una restrizione monetaria non giustificata dalla situazione economica dell’area. Inoltre, il rialzo dei tassi in yen sta inducendo gli investitori giapponesi a ridurre la loro esposizione in titoli esteri – compresi quelli europei – a favore dei titoli domestici, esercitando una pressione al rialzo sui tassi a lungo termine in euro”.

Secondo il Governatore, “un aumento dei dazi statunitensi sulle esportazioni europee non avrebbe presumibilmente effetti significativi sull’inflazione. I dazi potrebbero generare pressioni al rialzo legate a un deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro e a eventuali misure di ritorsione da parte della UE. Tuttavia, questi effetti verrebbero compensati da un rallentamento dell’economia globale e dal dirottamento verso i mercati europei delle merci cinesi colpite da dazi elevati. Secondo nostre stime, l’effetto netto dei dazi sull’inflazione sarebbe perciò contenuto, se non leggermente negativo”.

“I rischi più insidiosi per l’inflazione provengono dai mercati energetici, che stanno registrando una forte volatilità e un aumento dei prezzi, in particolare del gas”, ha fatto notare.

“Nel complesso, gli indicatori disponibili sembrano suggerire che il rischio prevalente sia ancora quello di un’inflazione inferiore al 2 per cento nel medio termine – ha detto Panetta – Questa conclusione è coerente sia con le aspettative di inflazione implicite nei contratti finanziari, sia con le valutazioni degli analisti. Il processo di normalizzazione della politica monetaria va quindi continuato, accompagnando le decisioni con una comunicazione orientata alle prospettive dell’economia reale e dell’inflazione nel medio termine. In questa fase, un’eccessiva attenzione ai dati di volta in volta disponibili rischia di generare incertezza e volatilità nei mercati, riducendo l’efficacia della politica monetaria”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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