(Teleborsa) – Una crescita più debole del previsto nel 2025, con l’Europa particolarmente colpita e più ottimismo per gli Usa, ma “temperato da preoccupazioni per il debito in ascesa e l’inflazione”. Queste le previsioni degli economisti raccolte dal Forum economico mondiale (Wef) nel suo Chief Economists Outlook. Il 56% dei principali capi economisti si aspetta condizioni economiche più deboli rispetto al 2024, contro solo il 17% che prevede un miglioramento. Gli Usa vedranno “un boom di breve termine”, l’Europa “per il terzo anno consecutivo è l’area più debole” e “la spinta della Cina è attesa in rallentamento”.
Per gli Usa, le prospettive solide per il 2025 riflettono l’attesa di uno stimolo fiscale di breve termine e salari in rialzo. Tuttavia gli economisti avvertono di una serie di rischi, a partire dal debito in rialzo (atteso dal 97%) e inflazione più elevata (94%). L’Outlook punta, fra i fattori responsabili di una crescita mondiale più debole, sulle pressioni contrarie alla “interconnessione” economica. “
Un’ampia maggioranza degli intervistati – si legge nel rapporto – pari al 94%, si aspetta un’ulteriore frammentazione nei flussi commerciali di beni nei prossimi tre anni, mentre il 59% prevede la stessa dinamica nei servizi”. Oltre tre quarti si aspettano maggiori barriere alla mobilità del lavoro, e una quota di poco inferiore vede ostacoli in crescita sull’interscambio di tecnologia. Un’eccezione è rappresentata dal settore finanziario, dove meno della metà degli economisti si aspetta maggiore frammentazione globale, nonostante possano affacciarsi problematiche legate alla sicurezza, agli sviluppi politici e geopolitici, smottamenti nelle catene del valore.
Di fronte alla crescente frammentazione dell’economia globale, nelle previsioni degli economisti raccolte dal Wf la risposta delle imprese punterà su una “ristrutturazione delle catene di fornitura (91%) e una ri-focalizzazione sui mercati principali (79%)”.
Nel 2025 ben l’89% degli economisti si aspetta “una guerra commerciale fatta di ritorsioni e restrizioni commerciali fra gli Usa e la Cina”, mentre il 68% prevede uno scontro più ampio. Tuttavia “anche se la nuova amministrazione Usa probabilmente imprimerà la sua linea sulle prospettive del 2025, questo potrebbe non comportare un cambiamento drammatico nella traiettoria” del commercio globale.