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Pensioni: sistema italiano più integro e sostenibile, ma meno adeguato

(Teleborsa) – Il regime previdenziale dei Paesi Bassi si conferma al primo posto a livello globale, seguito da Islanda e Danimarca. Sul fronte del sistema pensionistico Italia si colloca, invece al 35esimo posto, seguita dal Giappone. È quanto rileva la 16esima edizione dello studio annuale Mercer CFA Institute Global Pension Index (MCGPI). “In un mondo in cui i tassi di fertilità stanno diminuendo e l’aspettativa di vita è in aumento, i sistemi pensionistici sono al centro dell’attenzione – commenta Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia –. Occorre garantire un migliore allineamento tra reddito pensionistico pubblico e privato per aumentare la copertura dei dipendenti. Oltre a questo, è fondamentale creare un ambiente di lavoro adeguato in un contesto nel quale saranno sempre di più coloro che desiderano lavorare in età più avanzata”.

Nel dettaglio i Paesi Bassi realizzano il punteggio complessivo più elevato dell’indice (84.8), tallonati dall’Islanda (83.4) e dalla Danimarca (81.6). Oltre alla presenza di normative strutturate e di servizi di assistenza a disposizione dei partecipanti, il sistema pensionistico dei Paesi Bassi continua a godere dei benefici dettati dal passaggio da una struttura collettiva a prestazione definita a un approccio più individuale, a contribuzione definita.

Il Global Pension Index utilizza la media ponderata dei sotto-indici di adeguatezza, sostenibilità e integrità. Per ciascuna di queste macro-categorie, i sistemi previdenziali che hanno conseguito i valori più elevati sono i Paesi Bassi per l’adeguatezza (86.3), l’Islanda per la sostenibilità (84.3) e la Finlandia per l’integrità (90.8).

L’Italia si riconferma sotto la media europea su tutte e 3 le dimensioni dell’indice, insieme ad Austria, Polonia e Turchia, sebbene con un leggero decremento totale rispetto al 2023 (da 56.3 a 55.4), in particolar modo dovuto all’indice dell’adeguatezza che passa dal 72.7 al 68.2. Di contro gli indici di sostenibilità ed integrità segnano dei lievi rialzi. Nell’ambito dell’adeguatezza, l’Italia ha leggermente peggiorato la propria posizione vedendo passare l’indice relativo a questa dimensione da 72.7 a 68.2. In leggero miglioramento l’indice di sostenibilità (da 23.7 a 25.1), ricollegabile principalmente ad un piccolo aumento del numero di persone con età superiore ai 50 anni iscritte ad un fondo pensione. Il nostro Paese si riconferma tuttavia nella parte più bassa della classifica europea per quanto concerne la sostenibilità, posizionandosi al penultimo posto (seguito dall’Austria). Le difficoltà in questo ambito rimangono il debito pubblico elevato, il basso tasso di crescita, l’elevata spesa governativa per le pensioni e il livello di adesione alla previdenza complementare ancora molto basso. l valore del terzo sotto-indice considera l‘integrità del sistema pensionistico complessivo, ma con un’attenzione particolare al settore privato, ed è il valore più alto dei tre sotto-indici per l’Italia (77.2), con un rilevante miglioramento rispetto allo scorso anno (75.9), dovuto principalmente all’aumento del capitale pensionistico detenuto dai maggiori fondi pensione privati e alla reperibilità delle informazioni in merito alla propria posizione individuale per i membri iscritti ad un fondo pensione.

A livello globale, la crescita della longevità, gli alti tassi di interesse e l’aumento dei costi delle cure hanno esercitato una maggiore pressione sui bilanci pubblici per sostenere i programmi pensionistici, facendo sì che i punteggi quest’anno siano complessivamente leggermente inferiori. Diversi sistemi, tra cui Cina, Messico, India e Francia, hanno intrapreso recenti riforme per migliorare i loro punteggi negli ultimi anni. Le più recenti riforme pensionistiche in Cina, annunciate a settembre, non si riflettono nel punteggio dell’Indice.

I sistemi pensionistici di tutto il mondo si stanno allontanando sempre più dai piani a benefit definiti (DB) e si stanno spostando verso accordi a contribuzione definita (DC). Lo studio esplora le opportunità e le sfide associate ai regimi DC sia per i piani pensionistici che per i singoli individui. “Il passaggio ai piani pensionistici a contribuzione definita introduce una serie di nuove sfide di pianificazione finanziaria, che ricadono direttamente sulle spalle dei pensionati di domani – afferma Margaret Franklin, CFA, Presidente e CEO di CFA Institute –. I piani DC richiedono che gli individui prendano molte decisioni complesse in materia di pianificazione finanziaria, che potrebbero avere un impatto significativo sulle loro condizioni finanziarie in età avanzata. Tuttavia, molte persone non sono sempre ben preparate a gestire le decisioni richieste: i dati del report e l’indice contenuto mettono in evidenza questo gap, con l’obiettivo di favorire la sicurezza finanziaria sul lungo periodo e offrire indicazioni utili. La necessità di consulenti finanziari etici e con credenziali emerge ancora una volta, ed è per questo che noi di CFA Institute abbiamo lanciato nuove iniziative nello spazio degli investimenti privati per colmare questa lacuna”.

Guardando al sistema italiano, una maggiore adesione a fondi di previdenza complementare potrebbe essere salutare sia per il sistema pensionistico che per i cittadini. Esiste però una sfida per i sottoscrittori, poiché devono essere preparati per scegliere autonomamente le linee di investimento. Non basta essere affiancati da advisor preparati, ma è necessario investire in importanti attività di sensibilizzazione e formazione in ambito di gestione dei risparmi e finanza personale. Qui le imprese possono fare la differenza, avviando decisamente percorsi di formazione agli investimenti e sportelli di supporto per i lavoratori. A fronte dell’esigenza di un maggiore coinvolgimento dei singoli nella previdenza complementare, è evidente come siano necessari anche interventi a più alto livello, per fronteggiare le sfide a livello demografico, di riduzione dei contribuenti a fronte di un aumento della popolazione pensionata e quelle legate alla crescita del debito pubblico. Con il crescere dell’aspettativa di vita, la maggiore flessibilità e la possibilità di personalizzazione offerte dai regimi DC saranno fondamentali. Il concetto di pensionamento è cambiato e molti individui si stanno avvicinando alla pensione in modo graduale o stanno rientrando nel mondo del lavoro con una veste diversa dopo il pensionamento iniziale. I piani pensionistici DC offrono anche importanti benefici per i lavoratori a tempo determinato, spesso rimasti ai margini degli schemi pensionistici a prestazione definita.

“Le riforme politiche dei sistemi di reddito pensionistico devono svilupparsi man mano che le esigenze finanziarie dei pensionati e le loro aspettative lavorative evolvono – continua Morelli –. Non esiste un’unica soluzione per portare i sistemi pensionistici su un terreno più solido. Ora è il momento in cui i governi, i politici, il settore pensionistico e le aziende collaborino per garantire che gli anziani siano trattati con dignità e possano mantenere uno stile di vita simile a quello che hanno sperimentato nei loro anni lavorativi”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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