(Teleborsa) – Sono ancora rilevanti le “lacune” nella Pubblica amministrazione nel settore della sanità. La spesa pubblica, benché in risalita a partire dal 2020, è ancora tra le più basse d’Europa (75,6% del totale), mentre la spesa privata dei cittadini continua a crescere (+5% solo nell’ultimo anno), a fronte di liste di attesa per l’accesso ai servizi spesso insostenibili e contrarie al principio dell’appropriatezza. Lo rileva la Relazione che il Cnel invia annualmente al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni. Di conseguenza – sottolinea la Relazione – si estende il fenomeno della rinuncia alle cure necessarie per problemi economici e organizzativi (che ha raggiunto nel 2023 il valore del 7,6% della popolazione) e cresce la realtà dell’impoverimento determinato da cause legate alla salute (che tocca l’1,6% delle famiglie). La Relazione sottolinea anche come, a livello di risorse, aumenti nel triennio 2021-2023 la spesa per protezione sociale (+6%) e migliori l’accessibilità ai servizi e la capacità di risposta dell’INPS, secondo la rilevazione di Customer Experience del 2022. Aumenta la spesa pubblica per prevenzione sanitaria, aumenta anche la spesa dei Comuni per l’offerta di servizi all’infanzia (+16,9% rispetto al 2020) e aumentano i beneficiari del Bonus asilo nido (+27%)
Nello specifico, la spesa privata dei cittadini per la sanità nel 2022 è stata pari a 40,2 miliardi. Lo scorso anno 4,5 milioni di persone, pari al 7,6% della popolazione, hanno rinunciato a visite mediche e accertamenti sanitari (escluse le visite odontoiatriche). Nel 2022 la quota di popolazione che ha rinunciato alle visite specialistiche era al 7% e nel 2019 al 6,3%.
La relazione segnala che la povertà assoluta delle famiglie risulta in costante crescita, dal 6,2% nel 2014 all’8,5% del 2023, “il che costituisce il principale indicatore di disuguaglianza sociale”.
C’è poi un “Fattore Sud” nella Pubblica amministrazione che porta a spendere di più rispetto ad altre aree del Paese per avere risultati peggiori in alcuni servizi come viabilità, gestione dei rifiuti e servizi di asilo nido. E che porta, allo stesso tempo, a spendere meno con un’offerta peggiore in settori come polizia locale, supporto all’istruzione e servizi sociali “dove la limitata disponibilità di risorse risulta direttamente correlata a una minore quantità e qualità dei servizi erogati”. Ad esempio, rileva lo studio, la copertura della domanda potenziale per la mensa scolastica nei Comuni è al 33,3% in Toscana e solo al 9,6% in Campania. Il Sud spende circa il 37% in più del Nord-Ovest e il 50% in più del Nord-Est ma ha una raccolta differenziata di 11,9 punti in meno rispetto al Nord-Ovest e di 17,4 punti rispetto al Nord-Est. Sul fronte dei servizi sociali, al Sud i livelli di impegno finanziario (95 euro pro capite) sono sempre più bassi di qualsiasi altro territorio (124 euro Nord-Est, 129 euro Centro, 134 euro Nord-Ovest), a fronte di un contesto in cui il tasso di deprivazione socio-economica è molto più elevato. Anche i servizi per il nido sono particolarmente arretrati al Sud, con tassi di copertura ben al disotto della media (pari al 7%, contro l’18,5% del Nord-Ovest, il 21% del Nord-Est e il 22% del Centro).
“Una realtà di luci e ombre, questa è la realtà che emerge dalla Relazione sui servizi pubblici che presentiamo oggi. Più luci che ombre, ma dobbiamo saper ascoltare questo mondo complesso, questa foresta multifunzionale, e dire come stanno le cose. Questo è il compito assegnato al Cnel. Serve trasparenza. Come disse Lord Kelvin ‘Ciò che non si misura, non può essere migliorato’. Noi vogliamo far questo, misurare e dar conto di quel che avviene in un settore così incredibilmente speciale come quello dei servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione. Un settore speciale perché ha una funzione universalistica, non è aiutato dal mercato ma dalla customer satisfaction”. Così il presidente del Cnel Renato Brunetta in occasione della presentazione della Relazione Cnel sui servizi pubblici.