(Teleborsa) – “Per rilanciare i consumi delle famiglie, che rappresentano il 60% del Pil, urge ridare capacità di spesa ai ceto meno abbienti. Con un debito pubblico che sta raggiungendo i 3mila miliardi non possiamo pensare di ridurre il carico fiscale a tutti, ma dobbiamo concentrare le poche risorse disponibili sugli italiani che faticano ad arrivare a fine mese, sia per un fatto di equità, sia per una ragione economica, dato che il primo quintile della popolazione, ossia il 20% più povero, ha una propensione marginale al consumo che è doppia rispetto all’ultimo quintile, ossia al 20% della popolazione più benestante”. È quanto afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando l’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie italiane tra il 1995 e il 2024. Secondo Confcommercio le spese obbligate sono pari al 41,8% dei consumi delle famiglie e occorre accorpare le aliquote Irpef riducendo il carico fiscale.
“Se si riducono le tasse anche a chi non ha comunque problemi a spendere, gli effetti sul Pil saranno minimi. Serve poi – prosegue Dona – una legge sulla concorrenza completamente rinnovata rispetto a quella presentata dal Governo e che abbia come scopo quello di ridurre le spese obbligate degli italiani, aumentando la concorrenza in quei settori”.