(Teleborsa) – L’oro si conferma in rally sui mercati internazionali, sulla prospettiva di un taglio dei tassi della Fed ed in risposta alle rinnovate tensioni in Medioriente. Il metallo prezioso scambia stabilmente sopra la soglia dei 2.500 dollari l’oncia, attestandosi a 2.516,8 dollari, in rialzo dello 0,19% dopo aver testato un massimo di 2560 USD.
Indubbiamente, l’oro sta beneficiando da un paio di anni della sua natura di bene rifugio, in risposta alla guerra fra Russia ed Ucraina e, da un anno a questa parte, alle rinnovate tensioni in Medioriente, che rischiano in ogni momento una escalation. Una reazione normale per il prezioso, che viene considerato il bene rifugio per eccellenza e che era già salito in occasione della pandemia e, ancor prima, durante la drammatica crisi finanziaria del 2008.
Ma l’oro è anche un bene d’investimento “alternativo” e si avvantaggia di tassi di interesse contenuti, che rappresentano il costo di detenzione del metallo rispetto all’investimento in titoli di stato o al deposito bancario. Ecco perché la nuova stagione della politica monetaria espansiva avviata da BCE Fed sta facendo lievitare il prezzo dell’oro.
Ad innescare l’ennesimo rialzo del metallo ha contribuito infatti l’intervento del Presidente della Fed Jerome Powell da Jackson Hole. Il numero uno della banca centrale USA ha infatti confermato che “è giunto il momento di tagliate i tassi” e che la Fed effettuerà il primo taglio a settembre.