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Stato di diritto, UE critica l’Italia su premierato e abuso d’ufficio

(Teleborsa) – “Con questa riforma, non sarebbe più possibile per il presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare una persona esterna al Parlamento come Primo Ministro. Alcuni stakeholder hanno espresso preoccupazione per modifiche proposte all’attuale sistema di pesi e contrappesi istituzionali, nonché dubbi sul fatto che ciò possa portare maggiore stabilità”. La riforma del premierato finisce sotto la lente del Country Report della Commissione Ue sullo stato di diritto nell’Unione, pubblicato oggi a Bruxelles.

Nel capitolo dedicato all’Italia del Rapporto 2024 emerge l’apprezzamento dei progressi fatti nella riforma della Giustizia – soprattutto per quanti riguarda il miglioramento della sua efficacia, l’assunzione di nuovo personale, la riduzione della durata dei processi e dell’arretrato di cause pendenti (che comunque sono ancora problemi da risolvere), la digitalizzazione in corso di tutto il sistema – ma vengono sottolineate anche diverse criticità, soprattutto riguardo a certe riforme o progetti di riforma come l’abuso del reato d’ufficio, la revisione dei limiti della prescrizione dei reati, lo stallo della riforma del regime della diffamazione, il regime di finanziamento dei partiti politici attraverso le fondazioni, la mancanza di una regolamentazione dedicata per le lobby e le regole carenti sui conflitti d’interesse.

La Commissione menziona anche le critiche che sono state fatte in Italia sulla riforma costituzionale del premierato e l’uso della legislazione o decretazione d’urgenza, la mancanza di una istituzione nazionale per i diritti umani e problemi riguardanti lo “spazio civico”, con episodi di violenze contro i manifestanti e gli attacchi alle Ong per le loro attività umanitarie. “È attualmente in atto – si legge nel rapporto specifico riguardo all’Italia – una riforma globale del sistema giudiziario e il governo ha adottato la legislazione di attuazione necessaria affinché abbia piena efficacia”.

“Il governo – ricorda la Commissione – ha presentato al Parlamento un progetto di riforma costituzionale riguardante la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri e l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare incaricata dei procedimenti disciplinari contro i magistrati ordinari. Il Dipartimento di Giustizia Tributaria è stato istituito con l’obiettivo di aumentare il livello di indipendenza dei tribunali tributari dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. La giustizia civile è ora completamente digitalizzata e la giustizia fiscale sta seguendo l’esempio”.

“Sono state adottate misure – si legge nel report – anche per migliorare la digitalizzazione dei tribunali penali e delle procure, ma permangono sfide in termini di attuazione. Prosegue l’andamento positivo riguardo alla riduzione della durata del processo giudiziario, ma questa resta una sfida seria”.

“Sono stati apportati miglioramenti significativi – prosegue l’Esecutivo Ue – riguardo all’assunzione di nuovi magistrati e personale amministrativo e nella riduzione dell’arretrato di cause pendenti. Il Piano nazionale anti corruzione è stato aggiornato per rafforzare la sezione sugli appalti pubblici, mentre sono in fase di elaborazione le linee guida sulle ‘porte girevoli'”, ovvero il passaggio da un ruolo di legislatori o di funzionari in enti di regolamentazione ad attività di lobby, e viceversa.

RIFORMA DEL PREMIERATO – “Il governo – si legge nel report – ha presentato al Parlamento un progetto di riforma costituzionale con l’obiettivo di garantire maggiore stabilità di governo”. La Commissione nota che “con questa riforma non sarebbe più possibile per il Presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare come primo ministro una persona esterna al Parlamento. Alcuni portatori di interessi hanno espresso preoccupazione per le modifiche proposte all’attuale sistema di pesi e contrappesi istituzionali, nonché dubbi sulla possibilità che ciò possa apportare maggiore stabilità”. L’Esecutivo comunitario rileva poi che “l’uso eccessivo dei decreti di emergenza da parte del governo è stato segnalato come fonte di preoccupazione”. Nell’attuale legislatura, dall’ottobre 2022, “il governo ha adottato 59 decreti legge; di questi, 51 sono state convertite in legge, mentre sette non lo sono stati, ma il loro contenuto è stato inserito in altre leggi. Ciò corrisponde a circa il 50% delle leggi adottate dal Parlamento. Il ricorso frequente ai decreti legge da parte dei governi potrebbe incidere – sottolinea la Commissione – sull’equilibrio dei poteri tra il governo (come potere esecutivo) e il Parlamento (come potere legislativo)”.

ABROGAZIONE DEL REATO DI ABUSO D’UFFICIO – La Commissione ricorda che “il Parlamento ha approvato un disegno di legge che abroga il reato di abuso d’ufficio e limita la portata del reato di traffico di influenza”. Tuttavia, ricorda l’Esecutivo comunitario nel capitolo specifico sull’Italia del suo rapporto, “la criminalizzazione dell’abuso d’ufficio e del traffico di influenza fanno parte delle convenzioni internazionali sulla corruzione e sono quindi strumenti essenziali per le forze dell’ordine e le procure per combattere la corruzione”. “Le parti interessate hanno sottolineato – segnala il rapporto -–che l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio potrebbe portare a livelli più bassi di individuazione e indagine di frodi e corruzione. Inoltre, la riduzione della portata del reato di traffico di influenza dovrebbe essere controbilanciata da norme più rigorose in materia di lobbismo”. In compenso, rileva comunque la Commissione, “il governo ha adottato un decreto legge che introduce un nuovo reato di appropriazione indebita che copre i casi di indebita destinazione di denaro o beni mobili da parte di pubblici ufficiali”.

REVISIONE DEI LIMITI DI PRESCRIZIONE – Altro punto critico è quello relativo alla revisione dei limiti di prescrizione. Nel Parlamento nazionale, nota la Commissione nel capitolo specifico sull’Italia, “è in discussione un disegno di legge che propone modifiche alla prescrizione”. Queste modifiche “potrebbero ridurre il tempo a disposizione per condurre procedimenti per reati penali, compresi i casi di corruzione”. L’Esecutivo Ue rileva che “le autorità giudiziarie hanno espresso preoccupazione per il fatto che la riforma proposta, che arriva molto presto dopo quella del 2021 (ci sono state cinque riforme di questo tipo dal 2016), imporrebbe un ingente onere amministrativo per ricalcolare i termini di prescrizione applicabili per tutti i casi pendenti, con un possibile effetto negativo sulla durata dei procedimenti giudiziari e sull’eliminazione dell’arretrato giudiziario. Hanno inoltre espresso l’opinione che questo sviluppo potrebbe incidere sull’efficacia dell’azione giudiziaria e del giudizio dei reati penali, compresi i casi di corruzione ad alto livello”.

REGOLAMENTAZIONE LOBBY, CONFLITTI DI INTERESSE E FINANZIAMENTO AI PARTITI – Rimangono poi le carenze sulla regolamentazione delle lobby e dei conflitti d’interesse e sui finanziamenti dei partiti. “È ancora in sospeso – rileva la Commissione – una legislazione completa sui conflitti di interessi, sulle norme sul lobbismo e sulla definizione della ‘impronta legislativa’”, così come sono in sospeso “le modifiche alle norme sul finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali”, legato al sistema delle fondazioni. Inoltre, nota la Commissione, “permangono rischi di corruzione negli appalti pubblici, anche se la digitalizzazione degli appalti dovrebbe migliorare la trasparenza, e sono proseguiti gli investimenti in strumenti informatici a supporto delle autorità di contrasto”.

PLURALISMO DEI MEDIA E LIBERTÀ DI STAMPA – “L’Italia – si legge nel paragrafo sul pluralismo dei media e la libertà di stampa del rapporto – dispone di un solido quadro legislativo per regolamentare il settore dei media, che garantisce l’efficace funzionamento di un regolatore dei media indipendente (l’Agcom, ndr) e dotato di risorse adeguate. Esistono regole volte a garantire che i media del servizio pubblico forniscano informazioni indipendenti e pluralistiche, anche se le parti interessate denunciano sfide persistenti legate all’efficacia della loro governance e del sistema di finanziamento”. “Il governo – riferisce la Commissione – ha adottato ulteriori misure al fine di razionalizzare il sostegno finanziario al settore dei media, anche se le parti interessate hanno sottolineato la necessità di azioni più efficaci. Le iniziative legislative che regolano la possibilità per i giornalisti e i giornali di avere accesso a determinati documenti giudiziari e contenuti di intercettazioni telefoniche, e di pubblicarli, sono state accolte con critiche da parte dei portatori di interessi dei media”. Un altro punto negativo è che “non si registrano novità rispetto alle norme sulla trasparenza della proprietà dei media. Secondo la normativa vigente in materia, tutti gli organi di stampa, radiofonici e audiovisivi, nonché i motori di ricerca e i servizi di intermediazione online sono tenuti a iscriversi al Registro degli Operatori di Comunicazione (Roc), gestito dall’Agcom, e a divulgare informazioni sui loro assetti proprietari”. La Commissione ricorda che “secondo la legislazione italiana, l’Agcom è competente per la valutazione delle concentrazioni del mercato dei media e può adottare misure per fermare quelle concentrazioni che potrebbero comportare la formazione di posizioni di significativo potere di mercato che sono dannose per il pluralismo dei media. In questo contesto, l’Agcom ha predisposto un insieme di linee guida, attualmente in fase di consultazione pubblica, sulla metodologia e sui criteri da prendere in considerazione per la valutazione di posizioni di significativo potere di mercato dannose per il pluralismo dei media”. Sempre nel settore dei media in Italia, la Commissione è particolarmente critica riguardo alla protezione dei giornalisti. “Nonostante le norme mirate sulla protezione dei giornalisti dalle minacce, la situazione relativa alla loro sicurezza e alle condizioni di lavoro, nonché il numero crescente di casi di azioni legali strategiche tese a bloccare partecipazione pubblica (Slapp) rimangono un problema. Non ci sono stati sviluppi di rilievo – lamenta l’Esecutivo Ue – sulla proposta di riforma del regime di diffamazione sulla stampa, e anche questo solleva preoccupazioni”.

DIRITTI UMANI – Infine, il rapporto lamenta che in Italia “non sono stati compiuti ulteriori progressi verso la creazione di un’istituzione nazionale per i diritti umani”, come previsto dai “Princìpi di Parigi” delle Nazioni Unite, e “permangono sfide per quanto riguarda lo spazio civico, anche alla luce delle segnalazioni di attacchi verbali contro organizzazioni coinvolte in attività umanitarie” e di “episodi di violenza contro i manifestanti da parte della polizia”. Riguardo a quest’ultimo rilievo, la Commissione fa riferimento specificamente agli attacchi della polizia contro gli studenti nelle manifestazioni di Firenze e Pisa del 23 febbraio scorso e a Roma il 22 dicembre 2023.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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