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Azionario USA, Goldman: vulnerabile a delusioni con valutazioni elevate e concentrazione

(Teleborsa) – Il primo semestre del 2024 ha esteso il potente rally degli asset rischiosi iniziato nell’ottobre dello scorso anno che ha portato le azioni globali in rialzo di circa il 30%. In particolare, la prima metà del 2024 è stata la 21esima migliore dal 1900 per il mercato statunitense. Con l’ingresso nella seconda metà dell’anno, i rischi per i detentori di azioni però aumentano, dice in una ricerca sul tema.

L’andamento del mercato statunitense riflette un punto di flessione nell’ottimismo iniziato con notizie positive sull’inflazione e sulla crescita degli Stati Uniti e ha promosso una forte recovery dei prezzi azionari quando la combinazione di soft landing e tagli dei tassi è stata scontata. Mentre i sette tagli dei tassi statunitensi previsti all’inizio di quest’anno sono svaniti, le azioni sono state sostenute da una serie di sorprese macro positive e dall’ottimismo sull’intelligenza artificiale che ha spinto Nasdaq. “Con l’ingresso nella seconda metà dell’anno, i rischi per gli equity holder stanno aumentando – sottolineano però gli esperti – È anche un ambiente insolito, con valutazioni elevate e una maggiore attenzione al rischio politico”.

Secondo Goldman Sachs, le valutazioni elevate rendono le azioni più vulnerabili alle delusioni. Pur riconoscendo che le valutazioni sono un indicatore inadeguato dei rendimenti a breve termine, tendono ad amplificare l’impatto dei movimenti del mercato se altri fondamentali iniziano a cambiare. Le valutazioni delle azioni statunitensi, in particolare, sono diventate “eccessive”. La capitalizzazione di mercato dell’S&P 500 si è discostata notevolmente da quella degli altri mercati dalla fine della crisi finanziaria. Sebbene ciò abbia riflesso una crescita più forte degli utili fondamentali, l’attuale livello delle valutazioni implica che tale “eccezionalismo” è destinato a continuare anche in futuro.

L’attuale multiplo forward di 21,6 è superiore al range degli ultimi 20 anni. Ciò riflette in parte le valutazioni più elevate dei titoli tecnologici dominanti, ma anche escludendoli, il mercato statunitense viene scambiato a oltre 18x, ben al di sopra della sua media ventennale, nonostante tassi di interesse più elevati rispetto a quelli tipici di quel periodo.

“Oltre alle valutazioni elevate, la maggiore concentrazione dei mercati azionari aumenta notevolmente i rischi – si legge nella ricecra – Sebbene l’importanza del mercato azionario statunitense, del settore tecnologico e delle più grandi aziende non rifletta “esuberanza irrazionale”, ma un lungo periodo di fondamentali superiori, aumenta comunque i rischi per gli investitori. Sebbene la crescente concentrazione azionaria sia stata una caratteristica di molti mercati, essa riceve maggiore attenzione e ha il maggiore impatto negli Stati Uniti, dove le prime 7 società (, , , , , , ) hanno contribuito a oltre il 60% del rendimento dell’indice S&P 500 da inizio anno, anche se pure il peso elevato dei GRANOLAS (, , Asml, Nestlé, Novartis, Novo Nordisk, L’Oreal, Lvmh, AstraZeneca, Sap e Sanofi) in Europa è stato una caratteristica

Nell’S&P 500 il grado di concentrazione dei titoli è “estremo“: le prime 10 società hanno il peso più elevato nell’indice dal 1929.

“Le valutazioni delle principali società tecnologiche, pur non essendo a nostro avviso una bolla, sono comunque aumentate notevolmente quest’anno – dice Goldman Sachs – I cinque titoli tecnologici a mega capitalizzazione negli Stati Uniti vengono scambiati a 8x EV/Sales, rispetto a 3x per il titolo mediano S&P 500, mentre il PE è più alto relativamente al ROE per il settore tech rispetto ad altri”.

Questa concentrazione rende la crescita degli utili in entrata nel secondo trimestre un potenziale catalyst significativo per la direzione azionaria.

In termini di utili del secondo trimestre, il consensus prevede una crescita del 9% a/a per l’S&P500, che sarebbe il trimestre più forte dal quarto trimestre del 2021. Le sei maggiori società tecnologiche (AMZN, AAPL, GOOGL, META, MSFT e NVDA) sono si prevede che gli utili crescano del 30% a/a, rispetto al 5% del resto del mercato. “Eventuali delusioni rischiano di essere pesantemente punite”, si legge nel rapporto.

Un altro elemento citato è che i flussi cumulativi transfrontalieri e di ETF si sono concentrati in gran parte negli Stati Uniti, rafforzando ulteriormente i rischi di eventuali delusioni. D’altro canto, però, ora c’è molto denaro parcheggiato nei fondi del mercato monetario che potrebbe spostarsi se/quando la Fed taglierà. La visione di “molto” dipende però dalla prospettiva. Dal 2000 quasi 3 mila miliardi sono in fondi del mercato monetario: ma in termini di allocazione, probabilmente i fondi del mercato monetario non sono così grandi rispetto agli anni 80/90 o 2000.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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