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Inflazione, Associazioni dei consumatori: “Calo annuo è illusione ottica. Frenata non soddisfacente”

(Teleborsa) – “Il calo dell’inflazione tendenziale, da +1,2 a +0,8, è solo un’illusione ottica. I prezzi, infatti, continuano a salire, anche se di poco, come dimostra il rialzo su marzo, +0,1%. Inoltre la stangata per le festività di aprile è molto preoccupante in vista delle prossime ferie estive. I servizi ricettivi e di ristorazione non solo aumentano del 4,4% rispetto a un anno fa, ma del 2,1% in appena un mese”. È quanto afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori commentando la revisione al ribasso delle stime sull’inflazione comunicata oggi dall’Istat. “In particolare – prosegue Dona – è inaccettabile che in appena un mese Alberghi e motel rincarino del 10,6%, il record degli incrementi congiunturali. Al secondo posto della top ten ci sono i Voli intercontinentali che decollano dell’8,6%, seguiti al terzo posto dal noleggio di mezzi di trasporto con +7%. Tutte voci legate alle vacanze. Non va molto meglio rispetto ad aprile 2023: i pacchetti vacanza nazionali segnano +17,2%, al 3° posto della top ten annua, dopo olio di oliva (+44,3%) e gas mercato tutelato (+20,6%). Quanto all’inflazione tendenziale pari a +0,8%, per una coppia con due figli significa, nonostante il risparmio sulla voce Abitazione ed elettricità pari a 415 euro, un aumento del costo della vita pari a 119 euro su base annua, con una stangata pari a 201 euro per far fronte ai rincari del 2,5% di prodotti alimentari e bevande analcoliche. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva complessiva annua è pari a 80 euro, 182 euro in più sono necessari per mangiare e bere. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con un aggravio complessivo pari a 125 euro, +239 soltanto per cibo e bevande”.

Anche per il Codacons la frenata dei prezzi al dettaglio non può ritenersi soddisfacente. “Bene la frenata dell’inflazione, che ad aprile scende allo 0,8% su base annua: terminato ‘l’effetto Pasqua’ che aveva portato alla risalita dei listini con sensibili rincari specie nel settore dei trasporti, l’inflazione torna a calare ad aprile, un dato che però non può bastare ai consumatori – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Dopo due anni di caro-prezzi, tra tariffe energetiche alle stelle ed effetti della guerra in Ucraina, i listini al dettaglio non solo non devono aumentare, ma dovrebbero calare registrando segno negativo. Per tale motivo, al netto dell’andamento dei beni energetici, auspichiamo un deciso taglio ai prezzi al dettaglio nei settori primari per le famiglie, a partire dagli alimentari”.

“I dati Istat sull’inflazione di aprile – sottolinea Assoutenti – certificano la stangata che lo scorso mese si è abbattuta sugli italiani che hanno deciso di spostarsi in occasione dei ponti di primavera, e rappresentano un pessimo segnale in vista della prossima estate”.

“Mentre il tasso generale di inflazione rallenta allo 0,8%, tutto il comparto del turismo registra sensibili aumenti – spiega il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso –. Analizzando le singole voci, infatti, le tariffe di alberghi, motel, pensioni sono salite ad aprile del +8,2% su base annua, e anche b&b, case vacanza e altre strutture ricettive hanno applicato rincari medi del +8,2%. A dispetto delle recenti affermazioni degli esercenti, che dopo l’allarme sul caro-caffè hanno parlato di listini fermi da anni, sono saliti del +3,5% anche i prezzi sia dei bar che dei ristoranti. I pacchetti vacanza rincarano ad aprile addirittura del +17,2% rispetto allo scorso anno, +3,1% musei e monumenti. Temiamo che l’andamento al rialzo dei prezzi nel comparto turistico non solo proseguirà nei prossimi mesi, ma possa aggravarsi trasformando le vacanze estive degli italiani in un vero e proprio salasso”.

In testa alle città più care d’Italia in termini di aumento del costo della vita – secondo la top ten stilata dall’Unione Nazionale Consumatori – figura Venezia, dove l’inflazione pari all’1,9%, la più alta d’Italia ex aequo con Siena e Brindisi, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente in media a 501 euro per una famiglia veneziana. Medaglia d’argento per Siena, dove il rialzo dei prezzi dell’1,9% determina un incremento di spesa annuo pari a 485 a famiglia. Medaglia di bronzo per Parma e Rimini che con +1,6% hanno una spesa supplementare pari a 435 euro annui per una famiglia media. Appena fuori dal podio Milano (+1,4%, pari a 400 euro), poi Firenze (+1,5%, +392 euro), al sesto posto Trieste (+1,6%, +391 euro), poi Padova (+1,5%, +386 euro), ottava Benevento con la seconda inflazione più elevata d’Italia, +1,8% pari a +385 euro, poi Arezzo (+1,5%, +383 euro). Chiude la top ten Napoli (+1,7%, +375 euro), terza in Italia in quanto a inflazione.

Nella graduatoria delle città più virtuose d’Italia, vincono 3 delle 8 città che sono in deflazione. Al primo posto Aosta dove la deflazione più alta d’Italia, pari a -0,9% si traduce nel maggiore risparmio pari per una famiglia media a 234 euro su base annua. Medaglia d’argento per Imperia, dove la diminuzione dei prezzi dello 0,6% determina un calo di spesa annuo pari a 134 euro per una famiglia tipo. Sul gradino più basso del podio delle città più risparmiose, Caserta che con -0,5% ha un taglio delle spese pari a 107 euro annui a famiglia.

In testa alla classifica delle regioni più “costose”, con un’inflazione annua a +1,3%, il Veneto che registra a famiglia un aggravio medio pari a 324 euro su base annua. Segue la Toscana, dove la crescita dei prezzi dell’1,2% implica un’impennata del costo della vita pari a 297 euro, terza l’Emilia Romagna (+1% e +264 euro). Le regioni migliori Valle d’Aosta, Molise e Abruzzo, le sole in deflazione.

Secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, con l’inflazione a questi livelli, una famiglia media subirà un aggravio di +252,00 euro annui. “Il tasso di inflazione – evidenzia Federconsumatori – incide in maniera più pesante sulla capacità di acquisto delle famiglie a basso reddito, intaccando le loro scelte di consumo, persino nel settore alimentare (dove il consumo di carne e pesce si è ridotto di oltre il -16%). I sacrifici e le rinunce, anzi, aumenteranno in vista della pausa estiva, specialmente in relazione alle vacanze e ai servizi turistici. Cresce, infatti, il numero di famiglie che quest’anno non si potrà permettere di fruire di tali servizi”. In tale scenario per l’O.N.F “è necessario e urgente, in questa fase, che il Governo adotti provvedimenti determinati e incisivi, che siano in grado di sostenere efficacemente la domanda interna, con un’attenzione particolare alle famiglie che si trovano in maggiore difficoltà, attraverso:
la creazione di un Fondo di contrasto alla povertà energetica e a quella alimentare, con provvedimenti decisamente più rilevanti rispetto a quelli adottati finora; una riforma delle aliquote Iva sui generi di largo consumo (che consentirebbe alle famiglie, secondo le nostre stime, di risparmiare oltre 531,57 euro annui); provvedimento che deve essere accompagnato da attenti controlli per sanzionare eventuali speculazioni; azioni di contrasto alle disuguaglianze, che passino per il rinnovo dei contratti, una giusta rivalutazione delle pensioni, la resa strutturale del taglio del cuneo fiscale e una riforma fiscale equa, davvero tesa a sostenere i redditi medio-bassi e non ad agevolare quelli più elevati. Le risorse per finanziare tali operazioni possono essere reperite da una intensificazione della lotta all’evasione e all’elusione fiscale, nonché da una adeguata tassazione degli extraprofitti e dall’aumento della tassazione sulle transazioni finanziarie.

Più ottimista, infine, Confesercenti. “La revisione al ribasso del tasso di inflazione di aprile, seppur lieve, è una notizia positiva: si delinea sempre più chiaramente, infatti, uno scenario di progressiva normalizzazione dei prezzi che riteniamo proseguirà anche nei prossimi mesi – commenta Confesercenti –. Un segnale incoraggiante, quindi, perché, nonostante permanga qualche incertezza rispetto al prezzo degli energetici, il rallentamento dell’inflazione può contribuire a liberare risorse per le famiglie, il cui potere d’acquisto negli ultimi due anni si è notevolmente ridotto, sostenendo i consumi e la domanda interna. Non si deve, però, abbassare totalmente la guardia: ribadiamo la necessità di monitorare con attenzione la dinamica dei prezzi dei beni energetici regolamentati che – come rileva la stessa Istat – mostrano un profilo tendenziale in netta risalita. Al netto di questa preoccupazione, però, auspichiamo che – in un contesto internazionale di elevata incertezza come quello attuale – si prenda atto del consolidamento del processo di rientro dell’inflazione, e che si utilizzino anche a livello europeo tutti gli strumenti a disposizione, per irrobustire la ripresa economica, a cominciare dalla riduzione dei tassi di interesse.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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