(Teleborsa) – “Il governo è delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo di riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione”. È quanto prevede l’emendamento presentato dal relatore Paolo Emilio Russo (Fi) alla proposta di legge a prima firma del leader M5s Giuseppe Conte sul conflitto di interessi depositato in commissione Affari Costituzionali alla Camera.
La proposta di modifica sostituisce interamente l’articolo 1 del testo Cinque stelle e sopprime tutti gli altri 17 articoli. La riforma che il governo è delegato ad adottare, prevede l’emendamento, riguarda solo i titolari di cariche di governo statali e regionali, cioè il presidente del Consiglio dei ministri; i vicepresidenti del Consiglio dei ministri, i ministri, i vice ministri, i sottosegretari di Stato e i commissari straordinari del Governo, il presidente della regione e i componenti della giunta regionale. La proposta di legge Conte disciplinava, invece, anche il conflitto di interessi di presidenti di provincia, sindaci e assessori comunali.
L’emendamento stabilisce che la riforma che il governo dovrà adottare disciplini l’incompatibilità per i titolari di cariche statali o regionali con la proprietà, il possesso o la disponibilità di partecipazioni superiori al 50 per cento (nella proposta Conte bastava superare il 2% per far scattare l’incompatibilità) del capitale sociale di un’impresa che svolge la propria attività in regime di concessione rilasciata dallo Stato o dalle regioni, di un’impresa che sia titolare di diritti esclusivi o che operi in regime di monopolio.
Abolita l’incompatibilità, prevista dal testo M5s, con la partecipazione in imprese che operino nei settori della radiotelevisione e dell’editoria o della diffusione tramite internet o di altre imprese di interesse nazionale.
La delega prevede che nel decreto legislativo il governo attribuisca poteri di vigilanza, di accertamento e di eventuale sanzione delle violazioni all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) e, con riferimento alle violazioni imputabili al presidente e ai componenti dell’AGCM, all’Autorità nazionale anticorruzione.