(Teleborsa) – Bibanca (parte del Gruppo ) ha chiuso il 2023 con un utile netto pari a 57,5 milioni di euro, superiore di 29 milioni di euro (+102%) rispetto al 2022. Il margine di interesse si porta a 108 milioni di euro, aumentando del 20,1% sul 2022 grazie alla crescita dello stock degli impieghi e dei tassi applicati ai finanziamenti, pur con un diverso andamento di interessi attivi (+38,6%) e passivi (+104,1%), questi ultimi determinati dal forte rialzo del costo del funding subito nel corso del 2023.
Le commissioni nette sono pari a 57,4 milioni di euro e crescono del 36,3% sul 2022, in relazione all’aumento del numero di carte di pagamento e dell’aumento del transato rispetto al 2022.
Le rettifiche nette sui crediti sono pari a 11,9 milioni di euro, contro i 24,1 milioni di euro del 2022 (- 50,6%) portando il costo del credito sull’intero anno a 0,35%, in diminuzione rispetto allo 0,79% del 2022.
Il rapporto tra crediti deteriorati lordi e crediti lordi alla clientela (NPL gross ratio) è pari a 1,87% (1,06% a valori netti), stabile rispetto a dicembre 2022 nonostante l’incremento degli impieghi.
Sul fronte volumi, l’erogato complessivo dell’anno di prestiti personali, cessioni del quinto e carte rateali è stato pari a 1.327,9 milioni di euro, in aumento di 57,6 milioni di euro (+4,5%) rispetto all’esercizio 2022.
“Il risultato di quest’anno batte ogni previsione che Bibanca si era posta all’inizio di questo percorso, nel 2019, su tutte le dimensioni osservate – dichiara Diego Rossi, Direttore Generale di Bibanca – Con il decisivo supporto del Gruppo Bper, le tante crescite a due cifre, frutto di una profittabilità strutturale (sono 12 i trimestri consecutivi in cui la top line del nostro conto economico cresce) sostengono gli investimenti in risorse, tecnologia, innovazione”.
“A questo approccio strategico affianchiamo l’attenzione alla qualità del credito che si attesta su valori di eccellenza nel comparto del consumer finance del nostro paese – ha aggiunto – Siamo una società che si è profondamente rinnovata in questi anni, con tanti inserimenti che hanno garantito il ricambio generazionale e culturale che da noi è già realtà: età media inferiore a 43 anni, 70% dei manager donna e 35% dell’energia consumata in autoproduzione da fonti rinnovabili”.