(Teleborsa) – E’ probabile che la crescita economica in Cina rallenti nei prossimi anni, indebolita in particolare dalle incertezze legate a una crisi immobiliare senza precedenti e dal contesto internazionale. Lo ha detto oggi il Fondo monetario internazionale. Il Pil del Paese si attesterà quest’anno al 4,6% e scenderà al +3,5% entro il 2028. Nel 2023 il PIL cinese è salito del 5,2% nel 2023, poco sopra il target fissato da Pechino, ma la vera sfida è prevista proprio nel 2024.
“Una contrazione più grave del previsto nel settore immobiliare potrebbe pesare ulteriormente sulla domanda e peggiorare la fiducia, amplificando le tensioni delle autorità locali sui conti pubblici e portando a pressioni disinflazionistiche e spirali macro finanziarie avverse”, sostiene lo studio, secondo quanto riporta un comunicato.
Parallelamente il Fmi ha pubblicato un rapporto di analisi sul settore immobiliare cinese che per decenni è stato un motore della crescita economica e che pesa per circa il 20% dell’attività nell’economia. Ma dal 2020 il comparto ha iniziato a subire una contrazione e secondo lo studio si tratta di una tendenza di lungo termine, perchè nei prossimi 10 anni gli investimenti sul settore immobiliare dovrebbero calare tra il 30 e il 60%, rispetto ai livelli del 2022.
Nelle fasi più recenti la ripresa economica della Cina è stata sostenuta dai consumi interni. Guardando più a medio e lungo termine secondo il Fmi la crescita dovrebbe smorzarsi a riflesso di una moderazione della produttività e dell’invecchiamento della popolazione. Per quest’anno è prevista una crescita del Pil del 4,6%, sul prossimo del 4%, poi nel 2026 del 3,8%, nel 2027 del 3,6% e nel 2028 del 3,4%.
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