(Teleborsa) – non è preoccupata dalla possibilità di tensioni sul debito italiano nel 2024. “Vediamo una serie di fattori di supporto che dovrebbero contenere i rischi di frammentazione nel 2024 e quest’anno ci aspettiamo che lo spread BTP-Bund sia sostanzialmente stabile”, si legge in una ricerca titolata “10 Questions for 2024”, in cui gli analisti della banca d’affari statunitense cercano di rispondere a una serie di quesiti caldi sul Vecchio Continente.
In primo luogo, Goldman evidenzia che i tassi di interesse sono scesi drasticamente in quanto l’inflazione si è raffreddata nelle ultime settimane e le aspettative della BCE si sono spostate verso i tagli, con il rendimento dei BTP a 10 anni che è sceso dal 5% di ottobre al 3,8% attuale. Questo calo dei rendimenti “ha importanti implicazioni per le prospettive di sostenibilità del debito, limitando la pressione al rialzo sul rapporto debito/PIL nei prossimi anni”, viene sottolineato.
In secondo luogo, il contesto fiscale dell’UE “resta favorevole”. L’accordo sulle regole fiscali rivedute dell’UE evita pressioni per un forte consolidamento e concede all’Italia il tempo di adeguare gradualmente la propria politica fiscale. Inoltre, l’Italia è destinata a ricevere 15 miliardi di euro (o lo 0,8% del PIL) in sovvenzioni dal Recovery Fund nel 2024.
In terzo luogo, a dicembre la BCE ha deciso di mantenere i reinvestimenti in PEPP per tutto il 2024, interamente nel primo semestre e parzialmente nel secondo semestre. Sebbene la decisione sul PEPP sia arrivata leggermente prima del previsto, prevede anche un processo di tapering più lento e la BCE continuerà ad applicare flessibilità nel reinvestire i rimborsi durante tutto l’anno.
“Sebbene queste considerazioni dovrebbero contribuire a contenere le preoccupazioni sul debito sovrano nel 2024, il panorama fiscale più ampio dell’Italia rimane difficile a causa dell’elevato debito, del rallentamento della crescita nominale, degli elevati tassi di interesse a lungo termine e degli elevati deficit – si legge nella ricerca – Ci aspettiamo quindi che il rapporto debito/PIL si muova lateralmente intorno al 140% nei prossimi anni e, nonostante i recenti miglioramenti, vediamo davanti a noi un percorso fiscale ristretto”.