in

Crisi bancarie, BCE: “Vigilanza più approfondita su rischi liquidità”

(Teleborsa) – Le autorità di regolamentazione, vigilanza e risoluzione dell’UE hanno compiuto progressi significativi nel rendere le banche più resilienti e nel garantirne la possibilità di risoluzione. Requisiti normativi più severi e una supervisione più rigorosa rendono significativamente meno probabili i fallimenti bancari rafforzando le riserve di capitale e di liquidità nonché la gestione del rischio delle banche. La combinazione della pianificazione della risoluzione – compreso lo sviluppo della capacità interna di assorbimento delle perdite delle banche – con un forte kit di strumenti di risoluzione e reti di sicurezza finanziate dall’industria riduce al minimo le ricadute sulla stabilità finanziaria e sull’economia in generale quando una banca fallisce comunque. Il quadro di gestione delle crisi dell’UE deve essere meglio preparato ai fallimenti delle banche più piccole e alle crisi sistemiche. È quanto sottolinea la BCE nel report “An opportunity to review and improve the EU’s bank crisis management framework” a cura di Joachim Eule, un capitolo di analisi del bollettino macro prudenziale, pubblicato oggi. Le crisi bancarie della scorsa primavera negli Stati Uniti potrebbero aver evidenziato la necessità, in Europa, di effettuare un monitoraggio di vigilanza “più granulare” nelle fasi di normalità, assieme a una maggiore frequenza nelle richieste di rendicontazioni addizionali alle banche – ipotizza la Bce –. Il meccanismo di prevenzione e controllo dei rischi sulle liquidità approntato dalle istituzioni di vigilanza bancaria internazionale dopo la crisi finanziaria del 2007-2009 si è palesemente dimostrato incapace di impedire le crisi che la scorsa primavera hanno coinvolto la Silincon Valley Bank, e diverse altre banche degli Stati Uniti, e parallelamente il Credit Suisse in Europa. Nel bollettino macro prudenziale pubblicato oggi, la Bce rileva che questi episodi hanno “sollevato interrogativi” sul se questo meccanismo – chiamato Liquidity Coverage Ratio (Lcr), creato nel 2013 dal comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria – abbia “funzionato per come era stato concepito”. E le risposte che l’istituzione si dà in questo rapporto semestrale sono articolate. La Bce parte dal fatto che il Lcr “non è concepito per coprire tutti i rischi estremi che coinvolgano fughe di depositanti come nei bank run, piuttosto deve assicurare che le banche possano affrontare un certo scenario di stress liquidità”. Inoltre alcuni rischi di liquidità, come la concentrazione dei finanziamenti o i rischi di liquidità intraday – cioè quelli che si possono innescare durante le operazioni ordinarie quotidiane – non sono esplicitamente indicati dal meccanismo, che il comitato di Basilea ha introdotto tra gli strumenti di monitoraggio delle autorità di vigilanza bancaria nazionali. Secondo lo studio, però “le turbolenze di marzo non hanno portato a deflussi rilevanti per le istituzioni che ricadevano sotto la vigilanza bancaria della Bce. Anzi, i dati “confermano che i coefficienti del Lcr hanno coperto la maggior parte dei deflussi di depositi negli episodi di tensione tra il 2016 e il 2023”. Al tempo stesso, tuttavia, le turbolenze che si sono create sul sistema bancario nella scorsa primavera “hanno evidenziato ricadute di eventi estremi per i quali il Lcr non era stato disegnato”. E “l’identificazione anticipata di anomalie che riflettano rischi estremi (tail risks) è per questo essenziale e potrebbe richiedere approcci maggiormente dettagliati e un reporting più frequente durante i periodi di normalità”, dice la Bce. L’istituzione ricorda che nell’Unione Europea le autorità di vigilanza bancaria hanno già la possibilità di richiedere rendicontazioni addizionali più frequenti alle banche vigilate. E che in futuro sarà opportuno effettuare “ulteriori monitoraggi” sul ricorso a requisiti prudenziali addizionali per assicurare l’efficace funzionamento del sistema Lcr.

Il meccanismo europeo di gestione delle crisi bancarie – rileva la BCE – “deve essere migliorato per i fallimenti delle banche più piccole e per le crisi sistemiche”. Secondo l’istituzione di Francoforte, che oltre ai compiti monetari ha anche quello di effettuare la vigilanza centralizzata sulle banche nell’Ue, serve innanzitutto “un armamentario di strumenti di gestione delle crisi più ampio, per intervenire sui possibili fallimenti delle banche più piccole”. “Secondo – prosegue lo studio – la preparazione per le crisi sistemiche andrebbe migliorata. Requisiti regolamentari più stringenti e una vigilanza più pervasiva renderebbero meno probabili fallimenti di banche sistemiche, rafforzando i margini patrimoniali e di liquidità così come i sistemi di gestione del rischio”. La Bce precisa tuttavia che in ogni caso “i fallimenti di banche accadranno bisognerà lasciare che accadano”. Una considerazione che riflette l’appoccio, che alcuni potrebbero ritenere ideologicamente influenzato da ambienti di Germania e altri Paesi nordici, secondo cui bisogna sì minimizzare il rischio di crack bancari, ma senza spingersi al ricorso sistematico a meccanismi di aiuto agli istituti in affanno. Gli interventi di questo genere devono essere invece solo l’ultima ratio nel caso in cui si rischino ricadute sistemiche, mentre la strada maestra sono i normali strumenti di risoluzione tramite il “bail-in” che prevedono pesanti perdite per azionisti, obbligazionisti e, alla fine, eventualmente anche correntisti oltre le soglie di garanzia.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

USA, deficit commerciale in aumento a ottobre

Politecnico di Milano: “Utilizzo incentivi pubblici per finanziare tecnologie cattura CO2 aumenta disuguaglianze”