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Cnel boccia il salario minimo. Meloni: “Serve piano pluriennale”

(Teleborsa) – Il Cnel boccia a maggioranza la proposta di salario minimo orario. Ieri l’assemblea ha votato il testo finale che il presidente del consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Renato Brunetta, ha consegnato in serata alla premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Il documento è passato con 39 voti a favore e 15 contrari, mentre 8 consiglieri non hanno partecipato alla votazione. Tra i contrari i consiglieri di Cgil, Uil e Usb. Quelli della Cisl hanno invece detto no a fissare una soglia minima oraria.

“Un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni – ha commentato Meloni –. Ringrazio il presidente Brunetta e tutti i consiglieri del Cnel per il puntuale e celere lavoro svolto. Dall’analisi tecnica ricevuta emerge che il mercato del lavoro italiano rispetta pienamente i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato. La contrattazione collettiva, al netto dei comparti del lavoro agricolo e domestico, copre infatti oltre il 95% dei lavoratori del settore privato. Da ciò si evince che un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni. Come sottolineato dal Cnel, occorre piuttosto programmare e realizzare, nell’ambito di un piano di azione pluriennale, una serie di misure e interventi organici. Questa è la strada che il Governo intende intraprendere nel minor tempo possibile, tenendo in massimo conto le indicazioni e i suggerimenti formulati nel documento dalle rappresentanze delle forze sociali presenti nel Cnel e di quelli che arriveranno dall’opposizione. È intenzione del Governo – ha concluso – proseguire nel contrasto al lavoro povero e ai salari bassi che affliggono l’Italia ormai da diversi decenni, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Europa, dove si è assistito a una crescita sostenuta e costante dei livelli salariali”.

“In 60 giorni abbiamo risposto al presidente del Consiglio Meloni, abbiamo portato la posizione dei corpi intermedi, del sindacato, dei datori di lavoro, degli esperti. In 60 giorni – ha detto Brunetta – abbiamo dato un menù, una cassetta degli attrezzi al governo, poi al Parlamento, per cercare di risolvere i problemi del mercato del lavoro italiano per quanto riguarda il salario minimo, i lavori poveri, i settori deboli, per quanto riguarda quello che non funziona nel mercato del lavoro, attraverso più contrattazione, più legislazione di sostegno. Questo è il Cnel, la casa dei corpi intermedi”. Brunetta non ha rinunciato a evidenziare la divisione all’interno del sindacato, sottolineando che il testo “è stato approvato a larghissima maggioranza” ed esprimendo “grande soddisfazione”. “Si era detto o all’unanimità o nulla, ma questo valeva solo in passato quando il sindacato era unitario. Oggi non lo è. La Cisl – ha sottolineato il presidente del Cnel – crede ancora nella non necessità di una legge, Cgil e Uil non più. Se dunque il sindacato è diviso anche il Cnel ha dovuto tenere conto di questo. È legittimo che Cgil e Uil abbiano cambiato idea. La Cgil fino a 2-3 anni fa diceva cose diverse. Avere una contrattazione forte è l’unica garanzia per un mercato del lavoro efficiente ed equo. La buona contrattazione produce buone regole”.

Va all’attacco l’opposizione, che rilancia la necessità di introdurre un salario minimo per legge con la paga oraria non inferiore ai 9 euro l’ora, che aiuterebbe 3,5 milioni di lavoratori poveri. Mentre si va verso un rinvio in commissione alla Camera: la maggioranza sarebbe orientata ad avanzare la richiesta la prossima settimana, quando è prevista la discussione in Aula del ddl sul salario minimo mercoledì 18.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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