(Teleborsa) – In chiusura del primo Forum Mare Ambrosetti è intervenuto il Senatore Nello Musumeci, ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, con un messaggio diretto e puntuale: “Credo di potervi anticipare che proporrò al governo, nella prossima seduta, di promuovere una legge di modifica della Costituzione, all’articolo 119. Inseriremo un emendamento che dica, con assoluta sintesi: La Repubblica tutela e valorizza il mare. Punto”.
Il Senatore Musumeci è la personalità politica che ha promosso e contribuito a realizzare il Piano Mare del Governo, attività prima nel suo genere che si impone di far dialogare i ministeri in un’ottica sistemica e di interesse comune sulla valorizzazione della risorsa mare. Non a caso Nello Musumeci è anche il principale promotore del Forum Mare, che chiude oggi la sua prima edizione. L’impegno del ministro è chiaro: promuovere una cultura marittima in un paese, l’Italia, che basa la propria cultura principalmente sulla terraferma: “a cominciare dalle scuole elementari, questo governo intende promuovere un diverso approccio [al mare]. Perché dico questo? E’ stato ribadito in questi due giorni, il mare è stato l’elemento trascurato in questi ultimi ottant’anni, è stato trascurato per una serie di ragioni anche geoeconomiche, per il policentrismo dell’Europa continentale che si è preoccupata di guardare verso il Baltico e verso i paesi dell’est, lasciando il Mediterraneo inizialmente al suo destino e successivamente all’ingresso e al protagonismo di altre potenze economiche e politiche”.
Insomma la visione è quella costante del Governo e delle industrie protagoniste di questi due giorni: in un mondo in cui l’approvvigionamento energetico si sposta sempre di più verso il sud del mondo, l’Italia ha l’opportunità di diventare il ponte tra due continenti, diventando il principale hub energetico europeo. Non è un caso infatti se nel piano mare sono stati inseriti 10 punti di sviluppo, e tra nautica, crocieristica, cantieristica, sport, pesca e biologia marina, spunta la subacquea, ovvero lo sfruttamento dei fondali marini, prossima frontiera per l’estrazione di quelle terre rare così preziose per la transizione energetica, allo stesso tempo opportunità e minaccia per le imprese, ma in cui il mare ha un ruolo di primo piano: “l’assenza di un combustibile alternativo al fossile, almeno fino ad ora porta la necessità di liberare il mare dagli scarichi, dei fiumi fortemente inquinati per la eccessiva antropizzazione di alcune aree. Abbiamo ascoltato le tante richieste che arrivano dal mondo delle imprese. C’è un filo conduttore in tutti gli interventi: meno burocrazie, meno carte, meno passaggi, meno inutili perdite di tempo. E su questo c’è tanto, tanto da lavorare”.
Riguardo alla gestione del mare, il Ministro non ha trascurato uno dei topic principali in merito che hanno riempito i notiziari negli ultimi mesi, ovvero l’immigrazione: “Io ho sempre detto, forse per la mia fede cattolica, che un uomo in mare va sempre salvato, qualunque sia la ragione per la quale si trovi in quel posto; poi dopo si fanno le analisi, ma su questo siamo stati tutti d’accordo ed io provengo da una scuola politica che non ha mai messo in discussione questo principio. Semmai il problema è capire perché quell’uomo si trova in mare. Quell’uomo in mare non dovrebbe arrivarci. Questo è il tema sul quale noi dovremmo dovremmo confrontarci.”
Strettamente correlata alla gestione delle emergenze generate dall’immigrazione in mare, è la situazione delle infrastrutture portuali in italia, tassello essenziale per affrontare la situazione geopolitica attuale:”Questo è il tema sul quale noi dovremmo dovremmo confrontarci: la portualità, le infrastrutture e la pesca, con le insidie che porta questa antica, plurisecolare, millenaria attività, che oggi vive una concorrenza sempre più spregiudicata. Le incertezze sul Mar Nero, quello che potrà accadere dopo la guerra, l’aggressione all’Ucraina, le ambizioni di Marocco e Algeria ed Egitto sulla portualità, ci fanno riflettere su come difendere questo mare fra due stretti, Suez e Gibilterra, e lo scarso interesse che gli Stati Uniti dimostrano di avere da qualche anno verso il Mediterraneo?”
Il ministro Nello Musumeci ha quindi concluso: “quindi siamo tutti d’accordo almeno su un dato, il mare può diventare il nuovo motore di crescita della nazione. Per poterlo diventare servono interventi anche normativi. Serve tanta passione, serve tanta buona volontà. Serve, come ricordava il Sottosegretario Perego, una convergenza attorno ad un tavolo che, sulle politiche marittime, è mancata per ottant’anni”.