(Teleborsa) – Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha chiesto alle forze politiche di evitare una dialettica divisiva nell’affrontare le riforme istituzionali. No a “veti e bandierine” come nel passato, ha dichiarato Bonomi in occasione dell’assemblea annuale. “Alle forze politiche dico: guardatevi dal compiere lo stesso errore di sempre. Evitate di progettare interventi sulla forma di Stato e sulla forma di governo maturati e ispirati da una dialettica divisiva, aliena per definizione dalla serietà con cui proporre e giudicare impianti istituzionali così rilevanti per la democrazia e la libertà del nostro Paese”.
Il presidente ha sottolineato Confindustria è “autonoma, apartitica e agovernativa”, e non intende “oggi valutare gli schemi di riforma istituzionale avanzati in questi mesi dai partiti” in merito alla forma di Stato, l’autonomia differenziata, e alla forma di governo, presidenzialismo o premierato. Ma per Bonomi, “democrazia, libertà, Stato di diritto non sono negoziabili: implicano un esercizio di coscienza costante, azioni coraggiose e speranza”.
Gli industriali auspicano, ha affermato, “profondamente riforme che leghino governabilità e capacità di dare voce e rappresentanza alle tante istanze che la società civile è capace di esprimere”. “Chiediamo – ha aggiunto – regole e scelte politiche in grado di conciliare l’efficienza e l’efficacia dei comportamenti pubblici con gli stimoli all’intraprendenza, all’innovazione, alla capacità di fare, fare bene e fare del bene. Insistiamo, insomma, sulla necessità che anche a livello istituzionale il nostro Paese possa puntare su competitività e inclusione sociale, produttività e solidarietà”.
Per Bonomi c’è un “legame indissolubile” tra salari e produttività. La Costituzione “ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto”, ma “questa funzione è affidata, per quanto concerne il lavoro subordinato, alla contrattazione collettiva“, affermato Bonomi. “La mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero né la piaga del dumping contrattuale – ha sottolineato –, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva. Il settore industriale negli ultimi vent’anni ha avuto dinamiche retributive di gran lunga superiori a quelle registrate dal resto della nostra economia”.
Sempre per quel che riguarda il tema lavoro, Bonomi ha evidenziato la necessità di “una correzione di rotta, capace di promuovere tutte le condizioni affinché il diritto al lavoro sia effettivo e trovino compimento i principi costituzionali. Dobbiamo migliorare l’inclusività del nostro mercato del lavoro, soprattutto nei confronti dei giovani e delle donne e garantire la piena realizzazione dei diritti che enunciamo”. Per Bonomi, infatti, “non è sufficiente introdurre obblighi per legge, servono interventi e politiche coerenti”.
“Dobbiamo investire – ha spiegato Bonomi – sulla qualità della scuola, sulle materie Stem, sulla formazione professionale, superando divisioni campanilistiche che rinchiudono la formazione in schemi regionali fra loro, spesso, inconciliabili”. Poi “dobbiamo costruire le condizioni per la conciliazione del lavoro con la cura parentale”, ha aggiunto. E “dobbiamo ribaltare gli equilibri delle politiche per il lavoro introducendo strumenti agili e politiche attive, che garantiscano, attraverso la formazione, la ricollocazione al lavoro”, ha concluso.