(Teleborsa) – Il prezzo dei contratti futures del gas TTF, utilizzati dagli operatori come benchmark per il mercato europeo, ha terminato la seduta odierna con un rialzo dell’8,03% a quota 37,57 euro/MWh. L’andamento della commodity scambiata sulla piazza di Amsterdam rimane – come nelle scorse settimane – in balia delle notizie in arrivo dall’Australia, in quanto gli operatori attendono maggiore chiarezza su potenziali interruzioni della fornitura presso importanti impianti di gas naturale liquefatto (GNL) del paese.
Da un lato, ha raggiunto un accordo con i sindacati dei lavoratori dei suoi impianti di GNL della North West Shelf in Australia occidentale, scongiurando un’azione sindacale che sarebbe dovuta iniziare all’inizio del mese prossimo.
I lavoratori appartenenti agli stessi sindacati hanno però votato per l’autorizzazione allo sciopero presso due impianti di GNL in Australia occidentale gestiti da , anche se probabilmente ci vorranno diverse settimane prima di un’azione sindacale. In teoria, lo sciopero potrebbe formalmente partire già il 7 settembre.
Chevron ha affermato che “continuerà a lavorare attraverso il processo di contrattazione mentre cerchiamo risultati che siano nell’interesse sia dei dipendenti che dell’azienda”. I due impianti GNL australiani gestiti da Chevron rappresentano circa il 5% della fornitura globale di GNL.
“L’Australia non è tipicamente un fornitore di GNL per l’UE, tuttavia l’eliminazione di questa fornitura costringerebbe gli acquirenti asiatici a cercare altrove – hanno scritto gli analisti di – Di conseguenza, probabilmente vedremmo una concorrenza più aggressiva per l’offerta in un mercato del GNL più ristretto”.
Secondo gli esperti, “uno sciopero breve sarà gestibile. Tuttavia, uno sciopero che attraversa gran parte dell’inverno dell’emisfero settentrionale sarebbe più preoccupante. La domanda europea di gas praticamente raddoppia durante i mesi invernali, e quindi lo stoccaggio diminuirà naturalmente. In un mercato in cui un’ampia quota dell’offerta globale di GNL è assente, lo stoccaggio diminuirebbe a un ritmo più rapido, in particolare data la maggiore dipendenza dell’Europa dal GNL. Ciò probabilmente spingerebbe i prezzi più in alto di quanto inizialmente pensato”.