(Teleborsa) – Quelli registrati da nel primo semestre del 2023 sono stati “ancora una volta risultati eccellenti, con le incertezze macroeconomiche e geopolitiche non ci hanno fermato nel raggiungere i nostri obiettivi, che anzi abbiamo superato. Ciò testimonia la trasformazione del gruppo, che oggi è molto diverso da come era anni fa”. Lo ha affermato il CEO Andrea Orcel durante il media briefing di commento ai risultati al 30 giugno 2023, che hanno registrato un utile netto record di 4,4 miliardi di euro.
Questi risultati hanno consentito a UniCredit di aumentare ulteriormente la guidance finanziaria per l’esercizio, con un utile netto atteso di almeno 7,25 miliardi di euro e una distribuzione di almeno 6,5 miliardi di euro. “Sia l’aumento della guidance sull’utile netto che sulla distribuzione agli azionisti sono basate sulle stesse cose – ha detto Orcel – In primis, il miglioramento dell’ambiente macro: tassi alti più a lungo e pass- through su depositi che va meglio del previsto (specialmente in Italia). Ma la parte più importante è il continuo impatto della trasformazione del gruppo: se prendi i costi, senza il nuovo piano sarebbero stati più alti a causa dell’inflazione; inoltre, il calo dei costi è fatto in maniera focalizzata, cosa ci consente di investire nel business e nel digitale, quindi investimenti nelle factories, nella distribuzione e nella tecnologia. Tutto ciò poi spinge i ricavi.
Il CEO ha evidenziato che “il 2024 sarà meno attraente a livello macro, ma la continua accelerazione della delivery del piano può bilanciare questo aspetto”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, il banchiere ha affermato che “l’M&A è un acceleratore che va considerato a giuste condizioni e termini, che ora non ci sono. La nostra valutazione è sotto quanto questi risultati dimostrano, e quindi continueremo a fare in modo aggressivo buyback, che è un investimento migliore dell’M&A che potremmo fare oggi sul mercato”.
Con riguardo al peggioramento delle condizioni economiche, Orcel ha detto che “a un certo punto il costo del rischio (CoR) aumenterà per l’intero settore, con qualche caveat. Non ci aspettiamo comunque un armageddon nell’aumento del CoR, ma un qualche aumento. Quando il CoR salirà, abbiamo 1,8 miliardi di provisions che possiamo usare tenerlo più vicino ai 25 punti base. Siamo molto ottimisti sul poter tenere il CoR inferiore a 25 punti base nel 2024 e oltre”.
Il numero uno di UniCredit ha poi puntualizzato che “non stiamo tagliando i costi in modo indiscriminato, ma in modo chirurgico. Non stiamo attaccando business o funzioni critiche, su cui invece investiamo. Tagliamo i costi senza influenzare i ricavi, ma anzi diventiamo più agili con benefici. Quindi quest’anno diminuiremo i costi, nonostante l’inflazione, e manterremmo il calo anche nel 2024 facendo le stesse cose”.
In merito alla presenza in Russia, “la strategia non cambia“. “Continueremo a ridurre esposizione con determinazione, ma non c’è alcun cambiamento – ha detto – Il worst-case scenario, ovvero una nazionalizzazione, avrebbe un impatto sul capitale minore di 40 punti base. Con rispetto a potenziali vendite, a meno che non vogliamo regalare la banca alla Russia, dobbiamo guardare a opzioni che riconoscono valore del nostro franchise. Se non c’è questa opzione, continuare a fare una compression in modo organico e graduale“.