(Teleborsa) – Mentre, alla vigilia dell‘incontro sul problema del caldo estivo prosegue il pressing dei sindacati sul governo, in vista del confronto previsto per domani, sul tavolo del ministero del Lavoro c’è la bozza di un ”Protocollo condiviso per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi da esposizione ad alte temperature negli ambienti di lavoro”. In 11 pagine il documento affronta i punti che vanno dalla valutazione dei rischi e dei fattori di rischio, legati all’età, alla presenza di patologie croniche e alle mansioni, alla sorveglianza sanitaria e alla riorganizzazione dei turni.
Il protocollo prevede che i datori di lavoro intervengano per “eliminare o ridurre l’esposizione diretta dei lavoratori alle alte temperature o percepite tali” pianificando pause o attività in giorni o orari più freschi. ” I datori di lavoro – si legge nella bozza – adottano il protocollo per l’adeguamento degli attuali modelli organizzativi alle esigenze di contenimento dei rischi derivanti dall’esposizione ad alte temperature, nell’ottica di una piena tutela delle condizioni psicofisiche dei lavoratori, nonché per aumentare il livello di consapevolezza, responsabilità riguardo ai rischi delle alte temperature o percepite tali e di compliance normativa”. Questo – si legge nella bozza – ”unitamente alle possibilità di ricorrere al lavoro agile o da remoto, e agli ammortizzatori sociali previsti dal decreto legislativo 81”. La revisione dei piani di lavoro prevede: la riprogrammazione in giorni con condizioni meteo-climatiche più favorevoli le attività non prioritarie e da svolgersi all’aperto; la pianificazione delle attività che richiedono un maggior sforzo fisico durante i momenti più freschi della giornata; l’alternanza dei turni in modo da minimizzare l’esposizione individuale al caldo o al sole diretto; l’interruzione del lavoro in casi estremi quando il rischio è molto alto; variazione di inizio lavori”. Necessario, inoltre, evitare che i lavoratori svolgano la propria attività da soli, in modo da assicurare, in caso di necessità, “l’attivazione immediata del soccorso”. Quanto alle pause, deve essere tra l’altro assicurata la disponibilità di “aree completamente ombreggiate o climatizzate”.
Nell’ambito della sorveglianza sanitaria – si legge ancora nella bozza – il medico competente aziendale, “valutando lo stato di salute dei lavoratori, può fornire indicazioni indispensabili per prevenire il rischio da colpo di calore in relazione alle caratteristiche individuali. La presenza di alcune malattie come le cardiopatie, malattie renali, diabete, obesità – viene infatti sottolineato – possono ridurre anche drasticamente la resistenza dell’individuo all’esposizione a calore che contribuisce all’aumento del rischio di aggravamento della malattia di cui si soffre”. Di conseguenza i lavoratori con specifiche indicazioni nel giudizio di idoneità “dovranno essere impiegati in attività più leggere e con maggiori pause”. Tra i fattori individuali che aumentano il rischio di effetti negativi sulla salute sono indicati oltre l’età (over 65 anni) e la presenza di patologie croniche, l’assunzione di alcuni farmaci e la gravidanza.
L’obiettivo del governo è fornire ”indicazioni operative” per gestire i rischi determinati da attività in condizioni climatiche non ”adeguate” in una ”logica preventiva e non solo in occasione dell’evento”. Nel protocollo sono inclusi anche i lavoratori ‘indoor’, per i quali non è possibile coniugare la produzione con un sistema di aerazione condizionato, dal cantiere alla macellazione delle carni, dalla panificazione industriale agli altoforni.
Un capitolo specifico viene dedicato anche all’informazione e alla formazione: l’azienda “forma e informa tutti i lavoratori sui rischi correlati al caldo, sulle misure di prevenzione, sulle procedure da seguire e sui comportamenti adeguati da tenere”. L’informazione deve comprendere raccomandazioni relative agli abiti preferibilmente da indossare e sull’idratazione. Il datore di lavoro, viene inoltre indicato, “deve consegnare indumenti da lavoro e Dpi (quando previsti) adeguati alle alte temperature”. Previsti anche vigilanza e controlli e monitoraggio preventivo delle condizioni meteo.
“Vorrei ricordare che fra una settimana probabilmente il caldo è finito. Nel Nord Italia le temperature si sono già abbassate. Se aspettiamo settembre per dei protocolli probabilmente dovremmo parlare del freddo”, ha ironizzato il segretario generale della della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Ma ovviamente siamo disponibili a discutere – ha aggiunto – sempre sapendo che l’interesse prioritario per noi è la tutela della vita di lavoratori e lavoratrici. “C’è già – ha ricordato – una norma che prevede che a 35 gradi le aziende possano fare una richiesta di cassa integrazione. Il tema che hanno riscontrato i presidenti di Calabria e Puglia, è che quando si arriva quella temperatura chi blocca i lavori? Forse è importante dare un indirizzo omogeneo”.
“Siamo già in ritardo, perché il caldo oggi c’è, è passata un’altra giornata e non vorremmo che succedesse come già successo, di gente che sta male o addirittura muore. Per noi – ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini – era necessario intervenire con provvedimenti immediati su cui non c’era nemmeno bisogno di discutere: estendere la cassa integrazione a tutti i settori di attività e fissare linee molto precise su quale sia il livello oltre al quale bisogna intervenire perché non ci sono le condizioni per poter lavorare. Si sta perdendo tempo. Noi ci auguriamo che domani delle decisioni si prendano, perché si sta intervenendo tardi”. Commentando il protocollo allo studio del Ministero Landini ai microfoni di Sky si mostra scettico. “Non vorrei che fosse un Protocollo talmente generico da non affrontare i temi. Spero non si tratti di un semplice richiamo a vedere come affrontare i temi. Siamo già in ritardo, serve un intervento che metta immediatamente a disposizione gli strumenti di intervento. Per tutti, dai lavoratori a termine agli stagionali e in ogni dimensione di impresa” ha detto il leader Cgil.
Il leader della Cisl, Luigi Sbarra chiede di “definire il protocollo d’intesa tra governo e parti sociali nella prospettiva di rafforzare quanto più possibile lo strumento della cassa integrazione, per alcuni settori in modo particolare: l’edilizia, l’agricoltura. E c’è – sottolinea Sbarra – il tema dei Ryder. E poi pensiamo che bisogna cercare delle forme di sollecitazione al sistema delle imprese per i dispositivi di protezione individuale e per una organizzazione del lavoro che affronti questo tema delle ondate di calore. Significa far ruotare le persone, impegnare il lavoro agile dove è possibile ipotizzarlo e investire subito e maggiormente sulla sorveglianza sanitaria. Consegnare il vestiario e attrezzature anti calore. E dove è possibile spostare le prestazioni lavorative dalle fasce orarie dove si avverte maggiore caldo. Ho apprezzato le Regioni che hanno adottato ordinanze ad hoc bloccando l’attività lavorativa nella fascia oraria che va dalle 12 alle 16”.