(Teleborsa) – Frena ancora l’economia cinese, che ha già esaurito la ripresa iniziata con le riaperture post-Covid, giunte anche un po’ in ritardo rispetto al resto del mondo. Il PIL della Cina, nel secondo trimestre dell’anno, è cresciuto solo dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, registrando un netto rallentamento rispetto al 2,2% registrato nel trimestre precedente. Il dato però è leggermente migliore delle aspettative degli analisti che indicavano una crescita dello 0,5%.
La crescita tendenziale del PIL si è attestata al 6,3% nel secondo trimestre, poiché il dato si confronta con un periodo in cui vigevano ancora le restrizioni Covid. In questo caso il dato è apparso inferiore alle aspettative, che indicavano una crescita del 7,3%. Da inizio anno, l’economia cinese è cresciuta del 5,5% grazie ad un primo trimestre solido che ha controbilanciato il dato attuale.
A spigare il rallentamento della crescita dell’economia concorre la frenata del settore manifatturiero, finito sotto pressione a causa del rallentamento dell’export e delle principali economie mondiali. Ciò si è aggiunto ad una persistente stagnazione del mercato immobiliare, che il governo cinese non è riuscito a risvegliare.
Pechino prevede per quest’anno una crescita piuttosto modesta del 5%, nonostante i ripetuti tentativi della banca centrale e del governo di rimettere in moto l’economia con politiche monetarie en fiscali accomodanti. Dopo questi dati è atteso un nuovo intervento della Banca popolare cinese, tramite operazioni sui tassi ed altri tipi di operazioni.
Per contro, il dato sulla produzione industriale, pubblicato sempre oggi, è risultato più forte del previsto, segnando una crescita del 4,4% a giugno contro il 2,7% atteso ed il 3,5% del mese precedente. Gli investimenti sono cresciuti del 3,8%, superando il consensus (3,5%) e confrontandosi con il 4% del mese precedente.
Le vendite al dettaglio hanno deluso, registrando una modestissima crescita del 3,1% dopo il balzo del 12,7% del mese precedente. Il conswensus indicava una crescita lievemente più alta del 3,2%. Infine, la disoccupazione resta stabile al 5,2%.