(Teleborsa) – Lo scontro tra il governo e i magistrati arriva al Csm. Il gruppo dei togati progressisti di Area ha chiesto al Comitato di presidenza l’apertura di una pratica a tutela della gip di Roma Emanuela Attura che ha disposto l’imputazione coatta per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, nell’inchiesta relativa al caso Cospito. Si sollecita cioè un intervento formale del Csm per stigmatizzare l’attacco rivolto dal governo alla gip con la nota di fonti di Palazzo Chigi in cui si attribuiva a una parte della magistratura la volontà di schierarsi con l’opposizione.
La gip del caso Delmastro “è stata indebitamente accusata di appartenere ad una frangia della magistratura tacciata di svolgere un ruolo attivo di opposizione politica nei confronti del governo in carica, in vista della campagna elettorale per le prossime elezioni europee. Si tratta – affermano i togati di Area – di una grave e ingiustificata accusa di perseguire, tramite un provvedimento giudiziario, degli obiettivi politici, mettendo in discussione l’imparzialità della decisione e l’indipendenza della magistrata”.
La presa di posizione dei sei consiglieri di Area, il secondo gruppo più rappresentativo al Csm dei togati, è contenuta nella richiesta di apertura della pratica a tutela della gip di Roma Emanuela Attura, depositata al Comitato di presidenza. “Nei giorni scorsi si è assistito ad un attacco mediatico nei confronti del gip del Tribunale di Roma che, a fronte della richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Roma nel procedimento a carico di Andrea Delmastro delle Vedove, sottosegretario al Ministero della Giustizia indagato per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al ‘Caso Cospito’, ha disposto con ordinanza l’imputazione coatta – scrivono i consiglieri Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello –. In particolare numerosi articoli di giornale hanno dato notizia di una nota proveniente da Palazzo Chigi”. I consiglieri proseguono riportando il contenuto della nota: “in un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il giudice per le indagini preliminari imponga che si avvii il giudizio. In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria. Quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”. I consiglieri citano anche ai commenti successivi a quella nota: “alcuni – scrivono – hanno fatto riferimento ad ‘inusuale’ decisione del gip definita ‘una forzatura’”.
Sull’iniziativa della gip di Roma si era espresso anche il ministero della Giustizia che in una nota aveva definito “irragionevole” l’imputazione coatta e aveva sostenuto la necessità di una “riforma radicale che attui pienamente il sistema accusatorio”. Secondo il regolamento interno del Csm le pratiche a tutela dei magistrati vengono assegnate dal Comitato di presidenza alla Prima Commissione, presieduta dal laico di Forza Italia Enrico Aimi, che dovrà valutare se ci sono gli estremi per una presa di posizione pubblica del Csm a difesa della magistrata romana. Presupposti che ricorrono in presenza di “comportamenti lesivi del prestigio dell’indipendente esercizio della giurisdizione, tali da provocare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria”. La pratica verrà aperta se otterrà la maggioranza dei voti dei sei componenti della Commissione. A quel punto inizierà un’istruttoria che si concluderà con una proposta al plenum che stigmatizzi i comportamenti lesivi del prestigio e dell’indipendenza dei magistrati.