(Teleborsa) – “Una serie di shock senza precedenti negli ultimi tre anni ha spinto l’inflazione molto al di sopra dell’obiettivo nell’area euro e in gran parte del mondo. Il Consiglio direttivo della BCE ha risposto aumentando sostanzialmente i tassi di interesse e finora ha aumentato i tassi ufficiali di 400 punti base dal luglio dello scorso anno, il più rapido inasprimento mai registrato. Ma il nostro lavoro non è ancora finito. L’inflazione dei servizi, e il costo del lavoro in particolare, devono essere attentamente monitorati, in quanto sono ora un importante motore dell’inflazione complessiva”. Lo ha affermato Luis de Guindos, vicepresidente della Banca centrale europea (BCE), in un evento al King’s College London.
L’attuale contesto di alta inflazione “richiede che la politica monetaria e quella fiscale operino nella stessa direzione – ha spiegato – Poiché i prezzi dell’energia scendono e i rischi relativi all’approvvigionamento energetico diminuiscono, è importante che le misure di sostegno del governo relative all’energia vengano ritirate per evitare che aumentino le pressioni inflazionistiche a medio termine”.
de Guindos ha sottolineato che le prospettive di inflazione sono circondate da “una significativa incertezza” e quindi Francoforte continuerà a seguire “un approccio dipendente dai dati per determinare il livello appropriato e la durata della restrizione”.
Secondo il vicepresidente della BCE, il costo del lavoro – una componente importante dei prezzi nel settore dei servizi – sta diventando un “fattore trainante” dell’inflazione. “La retribuzione per dipendente è aumentata del 5,2% su base annua nel primo trimestre del 2023 e si prevede che continuerà a crescere fortemente nei prossimi mesi – ha spiegato – Allo stesso tempo, le imprese di alcuni settori (come il commercio, i trasporti, l’alloggio e il cibo) hanno aumentato i loro profitti, soprattutto dove la domanda ha superato l’offerta. In prospettiva, ciò potrebbe offrire alle imprese spazio per assorbire l’impatto degli aumenti salariali sui prezzi mentre altri costi di input si modereranno”.
Comunque, la maggior parte dell’impatto dell’inasprimento della BCE “dovrebbe concretizzarsi solo nel corso di quest’anno e successivamente” e le stime dello staff della BCE suggeriscono che, “a causa dell’inasprimento, l’inflazione nel 2022 è stata solo di mezzo punto percentuale inferiore a quella che sarebbe stata altrimenti, mentre si prevede che l’impatto al ribasso sarà in media di due punti percentuali nel periodo 2023-25”.