(Teleborsa) – Una limitazione temporanea delle distribuzioni di dividendi bancari ha supportato le politiche macroprudenziali, monetarie e fiscali nel sostenere i prestiti durante la crisi pandemica. Lo sostiene la Banca centrale europea (BCE) in un nuovo studio sul tema, che ha analizzato l’impatto della raccomandazione della vigilanza bancaria di non pagare dividendi durante la pandemia da COVID-19.
Questa misura, secondo Francoforte, ha portato a un aumento dei prestiti alle società non finanziarie: i prestiti delle banche aderenti sono stati di circa 2,2 punti percentuali superiori a quelli delle banche non interessate dalla raccomandazione. Questo effetto risulta essere “economicamente significativo ma di breve durata e più forte per le piccole e medie imprese (PMI) maggiormente colpite dalla pandemia”. Inoltre, non ha comportato una maggiore assunzione di rischi da parte delle banche.
Scendendo più nei dettagli, lo studio sostiene che l’attuazione di una politica di restrizione dei dividendi può reindirizzare efficacemente le risorse da un “inefficiently high shareholders’ consumption” all’offerta di credito. Prove recenti mostrano che l’investors’ consumption è eccessivamente influenzato dalle date di distribuzione dei dividendi. “I nostri risultati mostrano che i dividendi non distribuiti vengono incanalati in prestiti, che probabilmente hanno un moltiplicatore di crescita più elevato rispetto al consumo”, viene sottolineato.
È comunque fondamentale che le restrizioni sui dividendi siano di natura temporanea per mitigare gli effetti politici indesiderati e dovrebbero essere accompagnate da chiari orientamenti di vigilanza. Una comunicazione trasparente in merito alla loro durata e alla logica alla base della loro attuazione può contribuire a ridurre al minimo le inefficienze derivanti da un contesto politico incerto. Non fornire tale chiarezza può minare la stabilità finanziaria.
In conclusione, le restrizioni sui dividendi offrono ulteriori miglioramenti della politica. Possono contemporaneamente aumentare la solvibilità (capitale) e migliorare la capacità di assorbimento delle perdite (accantonamenti per perdite su crediti). Ciò, a sua volta, riduce i potenziali costi sostenuti dai debitori e dai contribuenti in caso di bail-in. Inoltre, le restrizioni sui dividendi possono affrontare le preoccupazioni associate al rilascio e all’utilizzo di riserve macroprudenziali, in quanto i rilasci di riserve possono essere (erroneamente) utilizzati per una maggiore distribuzione dei dividendi.