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Olidata presente all’Expo & Cyber Security Forum di Pescara

(Teleborsa) – “La sfida principale alla guida del Gruppo Olidata è quella di creare un polo nazionale per la gestione dei dati che sia innovativo e che utilizzi soluzioni completamente made in Italy. Il nostro progetto parte da una visione di coraggio: non posso pensare che il mio Paese non sia detentore e proprietario esclusivo delle informazioni più importanti. Per far questo abbiamo realizzato una soluzione chiamata Safe Mind, un application framework volto all’acquisizione e all’analisi delle informazioni per trarre valore dai dati. È una soluzione che non si limita a registrare, ma è in grado di attribuire consapevolezza al dato”. È quanto ha affermato il presidente di Olidata, Cristiano Rufini nel suo intervento alla VII edizione dell’Expo & Cyber Security Forum di Pescara “La Fiera Adriatica della Sicurezza”, kermesse di riferimento del Centro-Sud Italia dedicata ai players di Sicurezza Fisica, Logica ed Integrata.

Volta a sviluppare le nuove frontiere della difesa informatica la tre giorni (24-25-26 maggio) nella città abruzzese, rappresenta una piattaforma ibrida di connessione e networking tra industria, pubblica amministrazione, sistema accademico e decision makers per la creazione una vision strategica di settore. Il forum prevede approfondimenti, presentazioni, tavole rotonde ed incontri di formazione dedicati a professionisti, esperti ed appassionati che intendano formarsi ed informarsi sulle principali novità e maggiori innovazioni sul tema.

Al centro dell’intervento di Rufini l’incontro tra Pubblica Amministrazione ed aziende in campo cyber security, e come il Cyber Resilience Act possa incidere sul lavoro delle società. “Credo che il Cyber Resilience Act – ha affermato Rufini – debba essere visto come un’opportunità sia per le PA, sia per Vendor e system Integrator. Di fatto, dopo la forte spinta dovuta alla pandemia, il CRA regola in maniera decisa le linee guida per la messa in sicurezza di tutta quella che possiamo definire la ‘Supply Chain del dato’, questo per consentire un utilizzo sicuro del mondo digitale. A tutto tondo. Come detto dalla Von Der Leyen qualche anno fa, ormai neanche più il termine ‘difesa’ può prescindere dal concetto cyber. Le PA devono spesso fare i conti con un parco sistemi obsoleto, ma non ci si può esimere e credo si debba sfruttare la leva del CRA per definire nuovi sistemi, cambiare i paradigmi dei processi, introdurre nuove modalità di analisi ed efficientamento dei processi, rivedere le modalità di erogazioni dei e considerare che ormai tutto deve essere connesso per essere in linea con i tempi. Tutto connesso equivale a dire tutto potenzialmente ‘attaccabile’. Questa è la sfida e allo stesso tempo l’opportunità per le aziende che operano nel settore della cyber security. Gli scenari implementativi, i sistemi hardware e i dispositivi coinvolti sono innumerevoli, insieme offrono una superfice di attacco estremante ampia, per cui le aziende che operano in questo settore devono estendono sempre di più le proprie competenze non solo più in maniera verticale e tecnica, ma soprattutto tecnologica e anche di contesto funzionale per garantire che tutto sia in sicurezza. Sicuramente un minimo di timore c’è. La responsabilità è tanta, anche perché, così come il GDPR, il Cyber Resilience Act prevede sanzioni economiche importanti, addirittura un tetto di circa 15M€ o fino ad un massimo del 2,5% del fatturato annuo in caso di sistemi vulnerabili. Significa che questo rischio in un modo o nell’altro non dico verrà delegato, ma comunque condiviso con il partner tecnologico”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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