(Teleborsa) – “Per il 2023 ci attendiamo una dinamica rallentata del PIL italiano”. È la previsione di Condindustria, resa nota nell’audizione sul Documento di economia e finanza (Def) svolta dal direttore del Centro Studi, Alessandro Fontana nella Commissioni bilancio di Senato e Camera. Nel Documento il governo ha previsto invece per l’anno in corso un aumento del Pil programmatico dell’1%, più alto quindi dello 0,6% stimato a novembre scorso nel Documento programmatico di bilancio. In uno scenario internazionale “complicato”, Confindustria spiega che “l’export non sfuggirà al rallentamento internazionale”. Inoltre “i consumi delle famiglie che hanno tenuto nel corso del 2022 grazie al risparmio che avevano accumulato nei due anni precedenti, sono scesi dell’1,6% nell’ultimo trimestre a causa della diminuzione del reddito reale dovuta all’inflazione che, seppur in calo, rimarrà ancora alta quest’anno”. L’altro dato che porta a considerare il rallentamento del prodotto interno loro riguarda gli investimenti delle imprese che “restano positivi, ma molto deboli quest’anno (e in limitata ripresa il prossimo)”. La frenata degli investimenti si registra soprattutto nel settore delle costruzioni a causa della stretta sui bonus. “Tuttavia – sottolinea Confidnsutria – è decisivo il rapido rialzo dei tassi di interesse imposto dalla Bce, che sta spingendo in alto il costo del credito per le imprese italiane, triplicato da fine 20221. L’effetto pieno dei rialzi dei tassi sul Pil richiede 5 trimestri per manifestarsi e quindi si vedrà nella seconda metà del 2023”.
“Positiva la scelta del Governo di confermare gli obiettivi programmatici di deficit fissati a novembre scorso, che prevedono una riduzione progressiva di deficit e debito”. Nel corso dell’audizione nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato, il direttore del Centro Studi Confindustria, Alessandro Fontana, ha spiegato che “il perseguimento dell’equilibrio dei conti pubblici è cruciale per evitare ulteriori aumenti dei tassi di interesse sul debito pubblico e di quelli praticati a imprese e famiglie. Però – ha aggiunto – questo significa che le risorse pubbliche disponibili (come differenza tra obiettivi programmatici e tendenziali) saranno esigue: circa 3 miliardi per quest’anno e 4 per il 2024″.
Sostenere il reddito delle famiglie economicamente fragili, incentivare gli investimenti delle imprese, con particolare riferimento a quelli per la transizione energetica, tutelare le imprese che più risentono dell’aumento dei prezzi del gas. Queste, secondo Confindutria, le iniziative che il governo dovrebbe assumere “in uno scenario economico che appare oscurato da diverse nubi” e caratterizzato da un’inflazione ancora elevata. Nell’audizione dinanzi alle Commissioni bilancio di Camera e Senato sul Def, il direttore del Centro Studi di Confindustria, Alessandro Fontana, ha sottolinearto la necessità di interventi su “almeno tre fronti: sostenere i redditi delle famiglie meno abbienti, su cui maggiormente incidono le pressioni inflazionistiche; spingere gli investimenti delle imprese, anche rafforzando Industria 4.0, soprattutto quelli volti ad aumentare l’efficienza energetica e accelerare la transizione ambientale; continuare a proteggere le imprese dei settori che stanno continuando a subire maggiori perdite di competitività, in conseguenza dei prezzi del gas ancora alti”.
“Se le risorse di bilancio saranno limitate, le uniche vere a disposizione saranno quelle previste da Pnrr e RepowerEu e i fondi di coesione. Per questo occorre, con ancora maggior determinazione, utilizzarle tutte e nel modo più efficiente. Soprattutto l’attuazione del Pnrr è cruciale, non solo sul versante nazionale, ma anche nell’ottica della nuova governance economica e delle prossime scelte sulla politica industriale europee”, ha spiegato Fontana sottolineando come gli interventi finanziati con i fondi Pnrr ammontano a 17,7 miliardi nel periodo 2020-2022, a fronte dei 24,5 previsti, Confindustria sostiene che “alcune modifiche al Piano sono senz’altro necessarie, ma non dovranno minarne l’ambizione”. Per quanto riguarda RePowerEU, che comprenderà nuovi investimenti nelle reti di trasmissione dell’energia e nelle filiere legate alle fonti rinnovabili, gli interventi “sembrano coerenti con gli obiettivi della transizione verde (sebbene non si faccia cenno ad azioni correlate come gli investimenti nel digitale e nelle competenze), ma – precisa Confindustria – non vengono forniti dettagli sulla tipologia delle misure”. Secondo l’associazione degli industriali è importante “valorizzare strumenti automatici e di agevole implementazione, come i crediti di imposta”