(Teleborsa) – Il mercato dei capitali italiano ha “il problema del no-listing, quando le imprese non vanno sul mercato, e del delisting, quando escono, con alcune parti che si sovrappongono e altre che restano autonome”. Lo ha affermato Paolo Savona, presidente della CONSOB, all’evento “Il mercato italiano dei capitali: quale futuro?” presso l’Università Bocconi, aggiungendo che “il quadro statistico mostra un mercato in continua ebollizione, come è lecito attendersi da un’economia vitale”.
L’economista ha spiegato che, “dalla crisi finanziaria mondiale a oggi (2007-2022), il segmento MTA presenta 153 nuove ammissioni e 190 revoche, con un saldo negativo di 37 unità. Quasi la metà delle ammissioni provengono da IPO e simili, e un’altra metà da passaggi da altri mercati. Per il 57% le revoche sono state a seguito di OPA e per il 40% di operazioni straordinarie e crisi aziendali di diverso tipo; solo il 2,1% per decisioni volontarie di entrata nel mercato. Il segmento AIM registra 300 ammissioni e 119 revoche, con un saldo positivo di 190 unità. Il 90% delle ammissioni sono a seguito di IPO e simili. Le revoche sono spalmate tra OPA per il 18%, operazioni straordinarie e crisi per il 45%, scelte volontarie per oltre il 5% e 32% per passaggi da altri mercati”.
Secondo Savona, il concetto di no-listing/delisting presenta contenuti fisiologici e patologici. “La componente fisiologica è insita nella dinamica economico, finanziaria e istituzionale del paese, una lista piuttosto lunga di condizioni che scoraggiano le imprese a quotarsi. La componente patologica è il risultato di malfunzionamento sistemico del nostro mercato che ha origini reali, perché ristagna l’attività produttiva e prosegue quella redistributiva attuata dallo Stato e da un mercato con diffuse posizioni di rendita, e origini finanziarie, a causa dei tratti inefficienti dell’intermediazione del risparmio e delle forme di sorveglianza pubblica degli operatori e dei mercati non in linea con l’estero, e origini esterne, per una persistente competizione normativa tra paesi, in particolare tra quelli europei”.
Il numero uno della CONSOB ha anche sottolineato che “parte del problema del delisting non riguarda solo il vantaggio di stare sul mercato, ma manca l’orgoglio di appartenenza“. “Dobbiamo essere felici di essere italiani non solo quando ci sono le partite di calcio o quando mangiamo buon cibo”, ha aggiunto.