(Teleborsa) – La Camera dei Deputati ha dato il via libera in prima lettura alla conversione in legge del decreto Superbonus voluto dal governo per fare chiarezza sui crediti fiscali con 172 voti favorevoli, 114 voti contrari e un solo astenuto. Il provvedimento, sul quale il governo aveva incassato la fiducia la scorsa settimana, passa ora all’esame del Senato in seconda lettura.
Nel provvedimento è prevista la proroga al 30 settembre 2023 per il Superbonus al 110% per i lavori effettuati su villette e case unifamiliari, oltre alla possibilità di usufruire ancora dello sconto in fattura e della cessione del credito per i lavori effettuati nelle zone sismiche e nei territori delle Marche colpiti da alluvione, per l’eliminazione delle barriere architettoniche, per gli interventi su immobili Iacp e delle Onlus.
Per le banche è prevista invece la possibilità di convertire i crediti acquistati in Btp a dieci anni, qualora abbiano esaurito lo spazio fiscale per le compensazioni. Per porre un freno all’aumento dei crediti legati ai bonus edilizi, ormai di difficile smaltimento, il decreto, approvato a metà febbraio dal Consiglio dei Ministri, ha vietato invece la possibilità di usufruire dello sconto in fattura o della cessione del credito per le spese sostenute per i nuovi interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, Superbonus e facciate. Resta comunque la possibilità per il proprietario dell’immobile di usufruire direttamente della detrazione fiscale.
Ancora da definire, invece, l’annunciato strumento finanziario, di natura privatistica, per sbloccare lo stock dei crediti incagliati (per un ammontare stimato tra 15 e 19 miliardi), fermo nei cassetti fiscali delle imprese esecutrici dei lavori e dei cittadini proprietari di immobili oggetto di interventi. A questa “piattaforma” dovrebbero partecipare banche, istituti finanziari e grandi aziende pubbliche. Diverse banche avrebbero intanto ripreso ad acquistare i crediti sotto la spinta del Governo, anche rassicurate dalle norme introdotte nello stesso decreto che, delineando il perimetro della responsabilità solidale in caso di truffe, escludono dalla responsabilità i cessionari che dimostrino di aver acquisito il credito e sono in possesso della documentazione idonea sulle opere da cui il credito origina.
Prevista nel provvedimento anche la norma che “salva” i crediti maturati nel 2022 e che il 31 marzo 2023 rischiavano di scadere per la mancata definizione del contratto di cessione con la banca e la relativa comunicazione dell’Agenzia delle Entrate. Con un emendamento del relatore è stato infatti previsto che la comunicazione all’Agenzia delle Entrate della cessione del credito può essere effettuata anche se il contratto di cessione non sia stato concluso. L’emendamento deve essere letto in combinato disposto con la remissione in bonis da parte dell’Agenzia delle Entrate dei crediti del 2022 che, a quanto riferiscono fonti parlamentari, sarà annunciata con un cosidetto ‘comunicato-legge”.