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Iren, Tanganelli: profilo finanziario solido e a basso rischio

(Teleborsa) – “Sia l’EBITDA che l’utile netto sono attesi in significativa crescita nei prossimi anni, in linea con il piano precedente. In particolare, l’EBITDA passerà dai 1.055 milioni di euro al 2022 ai 1.870 milioni di euro al 2030, con un CAGR del 7%”. Lo ha affermato Anna Tanganelli, Chief Financial Officer di , durante la presentazione dell’aggiornamento del piano industriale della multiservizi.

Tanganelli ha spiegato che 580 milioni di euro deriveranno dalla crescita organica, 170 milioni di euro dalla crescita inorganica, -60 milioni di euro dall’asset roration, 100 milioni di euro da sinergie ed efficientamenti e 30 milioni di euro dal mutato scenario e regolamentazione. “Resta un profilo di business resiliente – ha specificato la CFO – con il 70% dell’EBITDA da attività regolate e semiregolate“.

Il debito è atteso in incremento di 1,8 miliardi di euro rispetto al 2022, per effetto dei maggiori investimenti rispetto al piano precedente (+200 milioni di euro) e per i maggiori oneri finanziari, passando da 3,3 miliardi di euro del 2022 ai 5,1 miliardi di euro del 2030. “Il PFN/EBITDA ratio rimarrà pressoché piatto ed è atteso ben al di sotto della soglia di 3,4x nell’orizzonte di piano, e questo ci dà fiducia nel riuscire a mantenere i rating attuali”, ha spiegato.

“Per il costo del debito, partiamo da una solida posizione (1,60% nel 2022), ed è previsto inferiore al 2% fino al 2024, mentre per i restanti anni di piano le attese sono di un costo medio del debito del 2,4% – ha spiegato – E considerando che lo scenario dei tassi è completamente cambiato, sentiamo che è un buon risultato”. Inoltre, Iren continuerà con il focus sulle fonti di finanziamento sostenibili.

Inoltre, Iren vede “un minore profilo di rischio rispetto al piano precedente”, ha affermato Tanganelli, elencando una serie di motivi: la strategia di Iren si sposa perfettamente con i macrotrend UE e di settore; diversi progetti strategici sono finanziati con risorse Repower EU; le attività regolamentate sono una protezione contro l’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse; ci sono minori rischi di esecuzione per una ridotta crescita esterna; c’è una maggiore quota di nuovi impianti autorizzati o in iter autorizzativo; esiste una minore esposizione alla volatilità dei prezzi dell’energia.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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