(Teleborsa) – Le misure fiscali che non sono temporanee e mirate a preservare gli incentivi a consumare meno energia rischiano di esacerbare le pressioni inflazionistiche dell’Eurozona, finendo per richiedere una risposta di politica monetaria più forte. Lo sostiene una nuova ricerca della Banca centrale europea (BCE), la quale suggerisce che le politiche di bilancio dovrebbero essere orientate a rendere più produttiva l’economia dell’area euro, a ricostituire le riserve di bilancio e a ridurre gradualmente gli elevati livelli del debito pubblico.
Viene ricordato che il sostegno fiscale è aumentato notevolmente nel 2022 in risposta all’impennata dei prezzi dell’energia e dell’inflazione a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Nel contesto dell’approvazione da parte dei governi dei progetti di bilancio per il 2023, alcune di queste misure sono state prorogate ed è stato introdotto un sostegno aggiuntivo per quest’anno, portando lo stimolo lordo totale vicino al 2% del PIL in entrambi gli anni.
Sebbene la stessa BCE affermi che sia “difficile da classificare con precisione”, stima che circa la metà del sostegno totale nell’area euro nel periodo 2022-23 abbia “un impatto diretto sui prezzi” – attraverso minori costi marginali del consumo energetico -, mentre le misure sul reddito costituiscono il resto.
I ricercatori stimano che il sostegno fiscale discrezionale per proteggere l’economia dell’area euro dall’inflazione elevata avrà “effetti positivi sulla crescita, riducendo le pressioni inflazionistiche nel periodo 2022-23“. Tuttavia, questi effetti sono “ampiamente invertiti nel resto dell’orizzonte di proiezione”, ovvero nel periodo 2024-25.
Secondo la ricerca, pur essendo progressiste, alcune misure fiscali non sono molto efficienti dal punto di vista economico. “Si stima che solo una quota relativamente piccola del sostegno sia destinata alle famiglie a basso reddito – si legge – Inoltre, l’onere aggiuntivo per le finanze pubbliche, soprattutto se il sostegno deve essere esteso attraverso misure più durature, può porre ulteriori sfide in un contesto di aumento del pagamento degli interessi, in particolare nei paesi fortemente indebitati”.