(Teleborsa) – È stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri che si è concluso in serata, il ddl “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”. “Questo provvedimento – ha detto, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – dimostra ancora una volta che questo governo manterrà gli impegni presi, la coerenza con il mandato avuto dai cittadini, per noi, è una bussola”.
“Con il via libera in Cdm inizia ufficialmente il percorso del disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata, è un giorno storico! Una riforma necessaria – ha commentato il ministro per le Autonomie, Roberto Calderoli – per rinnovare e modernizzare l’Italia, nel segno dell’efficienza, dello sviluppo e della responsabilità. L’Italia è un treno che può correre se ci sono Regioni che fanno da traino e altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione. Dopo l’ok compatto del Governo, lavoriamo insieme a Regioni ed enti locali con l’obiettivo di far crescere tutto il Paese e ridurre i divari territoriali. L’esistenza di cittadini di Serie A e B è una realtà, in cui la sperequazione non riguarda solo le differenze tra Nord e Sud, ma anche tra diversi territori: un problema che va risolto e che non può essere attribuito all’ Autonomia differenziata, ma è frutto di una gestione centralista”.
“Con l’autonomia differenziata non si vuole dividere il Paese, né favorire regioni che già viaggiano a velocità diversa rispetto alle aree più deboli dell’Italia – si legge nella relazione illustrativa della bozza del ddl Calderoli –. L’auspicio – si spiega – è che tutti aumentino la velocità: sia le aree del Paese che con l’autonomia possono accelerare sia quelle che finalmente possono crescere. A tal fine, il fondo di perequazione previsto dall’articolo 119, terzo comma, della Costituzione, dovrà essere utilizzato anche dalle regioni che non fanno richiesta dell’autonomia differenziata. In questo modo cresce l’Italia”.
La Commissione paritetica Stato-Regione – “Le risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per l’esercizio da parte delle Regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sono determinate da una Commissione paritetica Stato-Regione. Fanno parte della Commissione, per lo Stato, un rappresentante del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, un rappresentante del Ministro dell’economia e delle finanze e un rappresentante per ciascuna delle amministrazioni competenti e, per la Regione, i corrispondenti rappresentanti regionali – si legge nell’articolo 5 del ddl sull’autonomia differenziata –. L’intesa prosegue l’articolo individua le modalità di finanziamento delle funzioni attribuite attraverso compartecipazioni al gettito di uno o più tributi erariali maturato nel territorio regionale”.
Regioni possono cedere ai Comuni funzioni amministrative – “Le funzioni amministrative trasferite alla Regione – si legge nell’articolo 6 del ddl – possono essere attribuite, nel rispetto del principio di leale collaborazione, a Comuni, Province e Città metropolitane dalla medesima Regione, in conformità all’articolo 118 della Costituzione, contestualmente alle relative risorse umane, strumentali e finanziarie”.
Durata intese Stato-Regione – “L’intesa tra Stato e Regione sull’autonomia regionale differenziata indica la propria durata, comunque non superiore a dieci anni – si legge nel ddl – Su iniziativa dello Stato o della Regione interessata, l’intesa può essere modificata. L’intesa può prevedere inoltre i casi e le modalità con cui lo Stato o la Regione possono chiedere la cessazione della sua efficacia, che è deliberata con legge a maggioranza assoluta delle Camere. Alla scadenza del termine di durata, l’intesa si intende rinnovata per un uguale periodo, salvo diversa volontà dello Stato o della Regione, manifestata almeno dodici mesi prima della scadenza”.
Diritti garantiti anche in Regioni senza intese – “Anche nei territori delle Regioni che non concludono le intese sull’autonomia differenziata lo Stato, in attuazione dell’articolo 119, commi terzo e quinto, della Costituzione, – secondo quanto prevede l’articolo 9 del ddl – promuove l’esercizio effettivo dei diritti civili e sociali che devono essere garantiti dallo Stato, dalle amministrazioni regionali e locali nell’esercizio delle funzioni riconducibili ai livelli essenziali delle prestazioni o alle funzioni fondamentali di cui all’articolo 117, secondo comma, lettere m) e p), della Costituzione, previa ricognizione delle risorse allo scopo destinabili”.
L’iter per le intese – Con il via libera di questa sera il governo compie il primo passo per quello che si annuncia un lungo percorso verso la sua piena attuazione. Calderoli ha fissato il traguardo a fine anno, al termine di un tortuoso percorso che coinvolgerà, a più riprese, Governo, Parlamento, Conferenza unificata e Regioni. L’iter è illustrato nell’articolo 2 del ddl che definisce il procedimento di approvazione delle intese fra Stato e Regione. Il traguardo è fissato dal ministro Calderoli a fine anno.