(Teleborsa) – “Sarebbe quanto mai opportuna la possibilità di spostare in avanti l’entrata in vigore del codice degli appalti prevista per il 31 marzo 2023. Occorre evitare uno shock regolatorio, un’eccessiva discontinuità rispetto al Pnrr, nel momento peraltro di sua massima attuazione, che rischierebbe di rallentare, se non bloccare l’esecuzione delle opere. Una vacatio legis di 12 mesi, negoziata con le istituzioni europee, consentirebbe a tutti gli operatori di acquisire dimestichezza e conoscenza delle novità e rappresenterebbe una misura di buonsenso nell’ottica della sollecita attuazione del Pnrr”. Questa la posizione espressa dal direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, nel corso di un’audizione nella commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera.
“È necessario – ha proseguito Mariotti – che le stazioni appaltanti e gli operatori economici possano disporre di un sistema di norme completo e di immediata attuazione. È auspicabile che si preveda un periodo congruo di stabilità del quadro normativo degli appalti. Disegnare e soprattutto attuare un vero modello di governance del codice degli appalti, che sia in grado di effettuare una costante ricognizione sullo stato di attuazione delle norme e sulle eventuali difficoltà che potranno riscontrare le stazioni appaltanti nella fase di applicazione, è essenziale anche per proporre soluzioni correttive e di miglioramento. Una legislazione ad hoc per gli appalti di servizi, da integrare nel codice, appare disattesa, ma rimane un’istanza altamente auspicabile e necessaria”. La strategia di policy contenuta nello schema di codice dei contratti pubblici – ha spiegato la dg di Confindustria – “deve essere basata su azioni efficaci, tempi certi di attuazione e interventi incisivi per dare impulso agli investimenti, compresi quelli del Pnrr. L’attuale riforma deve creare le condizioni per una maggiore capacità di spesa delle risorse pubbliche, ma anche una capacità di investimento tale da traguardare la transizione tecnologica, digitale e sostenibile del Paese”. Per l’associazione degli imprenditori è “opportuno evidenziare che gli appalti di servizi e forniture assumono, in questo contesto, un rilievo estremamente significativo nell’economia nazionale sia in ragione del loro valore economico che in considerazione del rilievo strategico per il funzionamento dell’amministrazione pubblica e della sua attività di prestazione anche a favore delle imprese. Riteniamo necessario – ha aggiunto Mariotti – intervenire perché i contratti pubblici riferiti ai servizi e alle forniture abbiano una propria specificità e un proprio riferimento nell’ordinamento e nei criteri di semplificazione”.
Per il direttore generale di Confindustria il testo del codice degli appalti “appare strutturato in modo chiaro e leggibile. “È evidente che l’obiettivo – ha detto Mariotti – sia stato di adeguare la disciplina dei contratti pubblici a quella del diritto europeo, ai principi espressi nel corso degli anni dalla giurisprudenza e soprattutto di ridare l’organicità e la sistematicità perdute a seguito delle continue modifiche introdotte – ha aggiunto – è positivo che il nuovo codice contenga molte norme autoesecutive, senza rinvii ad altri testi di legge. Al contempo, sarebbe limitativo valutare l’efficacia del codice solo sulla base della capacità dello stesso di accelerare le procedure per sbloccare gli investimenti pubblici: per rilanciare l’economia del nostro sistema-Paese l’attenzione non può essere focalizzata esclusivamente sul quanto compro, ma anche e soprattutto sul cosa compro”. Il nuovo codice, ha sottolineato Mariotti, “dovrebbe mettere a punto un quadro di riferimento grazie al quale tutti gli attori economici siano messi nelle condizioni di sostenere la imprescindibile transizione digitale, tecnologica e sostenibile: sono questi i pilastri da cui dovrà necessariamente partire qualsiasi ragionamento e che dovranno guidare ed ispirare i principi e la disciplina del nuovo codice dei contratti. La transizione tecnologica e sostenibile impone acquisti e investimenti oculati e lungimiranti e tarati sui fabbisogni di innovazione della P.A.”.
Da Confindustria arriva l’appello a ridurre la ridurre la soglia dei 140mila euro. “L’innalzamento stabile delle soglie per l’affidamento diretto a 140mila euro per servizi e forniture è una modifica su cui esprimiamo un giudizio negativo, in quanto tali soglie vanno, in sostanza, a danneggiare soprattutto le piccole e medie imprese che possono partecipare più agevolmente proprio alle gare piccole – ha detto il direttore generale di Confindustria –. Il principio dell’efficienza e del risultato lo si persegue riducendo il contenzioso, facilitando l’avvicendamento degli affidatari nelle varie fasi, approntando percorsi di validità di procedure con un solo concorrente, non abolendo in partenza la concorrenza – ha aggiunto – per i servizi e le forniture, ivi compresi i servizi di ingegneria ed architettura, si ritiene opportuno ridurre la soglia dei 140mila euro portandola a 80mila euro, a maggiore tutela della trasparenza degli affidamenti”.
“Merita uno specifico approfondimento l‘articolo 108 che introduce alcune modifiche rilevanti che possono aprire, nell’ottica del risparmio della spesa pubblica, come previsto nei principi cardini di questo nuovo codice (appalti, ndr), una continua corsa al ribasso come elemento strutturale degli acquisti: il venire meno del tetto massimo per l’attribuzione del punteggio economico entro il limite fissato del 30% rischia di aprire ad aggiudicazioni basate esclusivamente sulla componente del prezzo perché il dinamismo e la discrezionalità che la relazione tecnica all’articolo evidenzia, risulta applicabile in linea astratta, ma nel concreto si andrà verso una notevole riduzione dell’elemento qualitativo”. Lo ha sottolineato il direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, nel corso di un’audizione nella commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera. “Ravvisiamo che sia più opportuno mantenere un bilanciamento fisso tra qualità/prezzo, passando dal 70%-30% all’80%-20% a garanzia della valorizzazione degli elementi qualitativi dell’offerta”.
La nuova riforma del codice degli appalti, anche in ottica di Pnrr, “non dovrebbe perdere l’occasione di rivedere le disposizioni sulla cessione dei crediti vantati verso la pubblica amministrazione con una logica di semplificazione per facilitare l’accesso al credito per le imprese” ha concluso il direttore generale di Confindustria.
“Il nuovo Codice dei contratti pubblici codifica fondamentali principi per la partecipazione delle imprese alle gare e conferma le semplificazioni in materia di pianificazione e realizzazione delle infrastrutture. Apprezzabili, in particolare, – ha detto in audizione il vicepresidente vicario di Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, – il principio del risultato, quello sulla conservazione dell’equilibrio contrattuale ed i principi per la suddivisione dell’appalto in lotti, come pure la conferma delle disposizioni per la celere individuazione delle opere strategiche e quelle sulla possibilità di ricorrere all’appalto integrato”. Nel corso dell’audizione Confcommercio ha però evidenziato alla Commissione l’esigenza di apportare alcuni correttivi per una piena partecipazione delle piccole e medie imprese e dei professionisti alle gare, tra cui: limitare il potere discrezionale della pubblica amministrazione nel definire i casi eccezionali che derogano al divieto di prestazioni d’opera intellettuali a titolo gratuito; vincolare il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, nelle gare per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica, con quello del prezzo o costo fisso ed escludere dai documenti di gara le opere ed i servizi non direttamente connessi alla produzione e somministrazione dei pasti; superare la possibilità, nei servizi sostitutivi di mensa, che le aziende emettitrici possano sottoporre gli esercenti a prestazioni ulteriori a quelle oggetto della gara; inserire espressamente tra le cause di adeguamento per la revisione prezzi anche l’aumento del costo del lavoro derivante dai rinnovi dei ccnl.