(Teleborsa) – Le banche italiane sono entrate nel 2023 in una posizione di forza, ma saranno messe alla prova da una recessione economica, da mercati del credito potenzialmente volatili e dalla fine dei finanziamenti stabili e a basso costo da parte della Banca centrale europea. Lo afferma S&P Global Ratings nel suo outlook sulle banche italiane per il 2023.
L’agenzia di rating stima che l’effetto positivo dei tassi di interesse più elevati sul margine di interesse netto (NII) delle banche compenserà più che il potenziale impatto della lieve recessione sugli accantonamenti per perdite su crediti, che prevedono sarà compreso tra 90 punti base (pb) e 100 bps.
Il margine di interesse netto (NII) dovrebbe aumentare del 15%-20% nel 2023, seguendo a un’espansione del 5%-10% nel 2022. Nello scenario base di lieve recessione, la redditività delle banche italiane nel 2023 dovrebbe rimanere in linea con quella del 2022, con commissioni in leggero calo e costi operativi in crescita.
Il report – fimato da Mirko Sanna, Director Financial Institutions – cita in particolare alcuni fattori che fanno rimanere gli analisti fiduciosi sull’outlook della banche italiane.
Uno è il presupposto che lo spread tra i rendimenti governativi italiani e quelli di altri paesi della zona euro non aumenterà materialmente per un periodo di tempo prolungato, che è anche uno dei fattori a sostegno della stabile prospettiva sovrana sull’Italia. Secondo, ritengono che la contrazione economica dell’Italia nel 2023 rimarrà da lieve a moderata e seguita da una ripresa nel 2024. E terzo, sono fiduciosi che le banche italiane, in media, siano entrate nell’anno con bilanci storicamente più solidi, solide basi patrimoniali, profili di finanziamento bilanciati e esposizioni deteriorate ai minimi storici di circa l’1,7% (al netto degli accantonamenti).
Sebbene le banche italiane possano trovarsi in una posizione storicamente forte, rispetto al loro passato, non bisogna dimenticarsi che rimangono ancora più esposte al deterioramento della qualità degli attivi rispetto alle loro pari europee. “Più della metà dei prestiti alla clientela domestica italiana è rivolta alle imprese e alle piccole e medie imprese (PMI) più rischiose, una percentuale più elevata rispetto alla maggior parte degli altri paesi europei, anche se la differenza è inferiore rispetto al passato”, si legge nello studio.
Inoltre, S&P prevede che le banche italiane sceglieranno di gestire in modo proattivo qualsiasi aumento delle esposizioni deteriorate nel 2023, continuando una tendenza emersa negli ultimi anni per sostituire un precedente approccio passivo.