(Teleborsa) – La crisi pandemica non blocca gli investimenti delle imprese in formazione. Secondo i dati Istat,ì nel 2020 il 68,9% delle imprese attive in Italia con almeno 10 addetti ha svolto attività di formazione professionale, tra le grandi imprese (250 addetti e più) la quota supera il 90%.
La modalità più diffusa per la formazione nelle imprese è ancora quella tradizionale, ossia quella di tipo frontale (59,5% delle imprese), ma nel 2020 ha assunto rilevanza l’utilizzo di attività formative diverse dai corsi nella metà delle imprese (+10,3% rispetto al 2015) come il training on the job, la partecipazione a convegni e seminari e soprattutto l’autoapprendimento mediante formazione a distanza.
Oltre quattro milioni di lavoratori hanno partecipato a corsi di formazione (il 44,6% del totale degli addetti, con lievi differenze tra uomini e donne). (con un incremento di 10 punti percentuali rispetto al 2015). Emerge la formazione a distanza, adottata da quasi un terzo delle imprese, ossia di quelle realtà produttive che grazie all’utilizzo del digitale hanno potuto investire sul proprio capitale umano anche durante la crisi pandemica e con l’interruzione delle attività ordinarie.
Nel 2020 rispetto al 2015 si è registrato un incremento delle imprese che hanno erogato attività di formazione (+8,7%). La quota di addetti partecipanti ai corsi nelle imprese che hanno effettuato formazione professionale è del 55,5%.
Il peso della formazione sul costo del lavoro complessivo è rimasto stabile all‘1,9%. Un nodo continua ad essere quello del deficit di competenze: nel 2020 un terzo delle imprese dichiara che una parte dei propri addetti non aveva quelle adeguate allo svolgimento del proprio lavoro secondo il livello richiesto. Nelle imprese di grandi dimensioni, il deficit di competenze riguarda due terzi delle unità. (