(Teleborsa) – L’attuale incertezza macro continuerà a pesare sulla raccolta netta dei Piani Individuali di Risparmio (PIR) “per i prossimi mesi, prima di un recupero che ci aspettiamo nel corso del 2023“. Lo sostiene Luigi De Bellis, co-responsabile Ufficio Studi di , analizzando i dati ufficiali di Assogestioni. Nel terzo trimestre i fondi PIR ordinari hanno registrato una raccolta netta negativa pari a -330,3 milioni di euro, rispetto ai -195,6 milioni del 2° trimestre e +160,2 milioni del 1°. La raccolta netta totale nei 9 mesi 2022 è stata pari a -365,6 milioni a causa delle continue incertezze geopolitiche e volatilità sui mercati.
Gli AUM totali promossi dai 64 fondi PIR (65 a fine 2Q, 70 a fine 1Q22) sono pari a 16,5 miliardi, in calo QoQ (-6%) a causa dell’andamento negativo dei mercati (con stima di un effetto mercato -4%) e in parte per i deflussi.
“Alla luce dei dati registrati da inizio anno e uno scenario di mercato ancora incerto, abbiamo rivisto le nostre stime di raccolta netta 2022 per i PIR ordinari a -500 milioni (da precedente +100 milioni) con AUM a circa 16,5 miliardi di euro – spiega l’esperto – Nel periodo 2023-25 stimiamo circa +1,5 miliardi di raccolta netta (di cui circa +500 milioni nel 2023). Per i PIR alternativi ci aspettiamo che possano raggiungere 10-15 miliardi di AUM in 5 anni”.
Secondo De Bellis, “nonostante l’incertezza di breve, continuiamo a ritenere che i Piani Individuali di Risparmio, sia tradizionali che alternativi, siano degli ottimi strumenti per investire in un’ottica di medio-lungo termine in maniera efficiente sulle aziende italiane, soprattutto PMI, con importanti vantaggi fiscali e diversificando nel tempo il periodo d’ingresso”.