(Teleborsa) – Sulla gestione dei rischi climatici e ambientali, “gli intermediari cooperativi sembrano in generale risentire dei ritardi del tessuto economico di riferimento e della conseguente maggiore carenza di dati e di informazioni”. Lo ha affermato Giuseppe Siani, Capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, spiegando che “nonostante l’accresciuta consapevolezza degli organi decisionali e le strategie progressivamente informate sui rischi climatici e ambientali, sembra emergere un ritardo più significativo rispetto alle banche di maggiori dimensioni nello sviluppo di metodologie adeguate a quantificare l’impatto e la rilevanza di questi fattori di rischio”.
Però, “la riorganizzazione del credito cooperativo in gruppi, avviata negli scorsi anni, può consentire alle BCC di affrontare la sfida della transizione ecologica con maggiore forza rispetto alla situazione precedente – ha aggiunto Siani – Infatti, pur continuando a far leva sulla prossimità territoriale che le contraddistingue, l’appartenenza a un gruppo può favorire lo sfruttamento di maggiori economie di scala per contenere gli ingenti costi iniziali necessari alla revisione delle strategie, all’introduzione di presidi idonei per identificare, misurare, monitorare e mitigare tali rischi e sviluppare nuove metodologie, alla raccolta di informazioni più granulari”.
Inoltre, “la limitata resilienza delle singole BCC ai rischi fisici – in particolar modo ai fenomeni climatici estremi che sono strutturalmente localizzati – può essere efficacemente controbilanciata da quella sviluppata a livello di gruppo, in quanto associata a una maggior diversificazione geografica”.
Allargando lo sguardo all’intero settore bancario, Siani ha evidenziato che “la transizione ecologica e sostenibile crea nuove opportunità di business in termini di crescita degli impieghi di elevata qualità e di ampliamento dei servizi alla clientela. Essa richiede tuttavia a tutti gli attori coinvolti sforzi rilevanti. Il processo regolamentare in corso e le autorità di supervisione hanno stimolato l’avvio di progetti volti a sensibilizzare il sistema bancario e finanziario e a rivedere i propri sistemi gestionali”.