(Teleborsa) – Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha dichiarato che la tassa sugli extraprofitti potrebbe salire anche oltre il 33%. “Sappiamo che la misura che si applica oggi è del 25% – ha affermato durante un’intervista a Sky TG24 Economia – però il regolamento europeo parla di una misura del 33% e quindi a mio modo di vedere possiamo attestarci su quella. O andare un po’ oltre perché lo stesso regolamento effettivamente parla di una misura non inferiore al 33%”.
Quella sugli extraprofitti non è però l’unica fonte su cui il governo conta per finanziare gli interventi sul costo dell’energia per famiglie e imprese. “Ci auguriamo che il prezzo delle bollette ed il costo dell’energia in qualche modo scendano e lo scenario internazionale si definisca nei primi 3 mesi del 2023. Ma laddove non si definisca, altre risorse si possono intercettare”, ha spiegato il viceministro. “Esistono i fondi strutturali 2014-2020 non utilizzati dall’Italia – ha aggiunto Leo – e su questi fondi (circa 5-7 miliardi) si potrebbe ottenere dalla Unione europea la possibilità di utilizzarli”.
Quanto alla flat tax, il viceministro dell’Economia ha definito “verosimile” la soglia di 85mila euro indicata da diverse forze della maggioranza per una sua revisione. Leo ha poi spiegato che anche con l’introduzione della flat tax la progressività dell’imposta sarebbe salvaguardata grazie al meccanismo delle detrazioni/deduzioni. Quanto alle critiche secondo cui la tassa piatta agevolerebbe i ricchi, il Vice Ministro ha detto che “i veri ricchi hanno soprattutto redditi da capitale sui quali già si applica una flat tax al 26%”.
Infine, sono arrivate indicazioni anche per i contribuenti chiamati a versare l’ultima rata della rottamazione ter. “Vogliamo dare serenità a chi deve pagare l’ultima rata della rottamazione ter. Il 30 novembre, i contribuenti che non hanno eseguito i versamenti del 2022 dovrebbero pagare tutto in un’unica soluzione, ma penso che anche queste situazioni potranno essere risolte”, ha dichiarato il viceministro che ha poi aggiunto che le operazioni allo studio del governo in vista della prossima legge di bilancio, “non sono condoni. La definiamo tregua fiscale perché l’imposta va pagata ma si dovranno ridurre le sanzioni”.