(Teleborsa) – Nella prima metà di quest’anno la ripresa è proseguita in tutte le aree del Paese, i vari shock che hanno colpito l’economia hanno avuto effetti simili fra le diverse macroaree, ma al tempo stesso non vi sono segnali di riduzione dei divari territoriali. E’ quanto rileva la Banca d’Italia nel rapporto “L’economia delle regioni italiane. Dinamiche recenti e aspetti strutturali”, avvertendo che l’inflazione è fortemente salita nel Paese, risentendo principalmente del rincaro dei beni energetici.
L’eterogeneità territoriale negli andamenti dell’inflazione si è accentuata nel 2022, con una perdita di potere d’acquisto più marcata nel Nord Est e nelle Isole, prosegue lo studio. Intanto i rincari di energia e materie prime hanno determinato un significativo aumento dei costi di produzione delle imprese. E circa la metà delle aziende industriali del Nord vi ha fatto fronte aumentando i prezzi di vendita. Le imprese dei servizi, invece, hanno più spesso rinegoziato i contratti di fornitura, ridotto i livelli di attività e compresso i margini. Secondo Bankitalia il credito alle aziende del Centro Nord ha accelerato, principalmente per effetto del rafforzamento dei finanziamenti alle imprese medio-grandi. I finanziamenti alle aziende dei dieci comparti a più elevato consumo di energia si sono ampliati in tutte le aree del Paese rispetto a un anno prima. L’aumento è stato più intenso nel Nord Est e al Centro. I rincari, tuttavia, non si sono riflessi sulla capacità di rimborso dei prestiti di queste imprese. Guardando alle famiglie, nel primo semestre di quest’anno i rincari dei beni energetici hanno colpito soprattutto le fasce meno abbienti. Secondo l’istituzione di Via Nazionale la povertà energetica, significativamente più alta nel Sud e nelle Isole, “tenderebbe ad aggravarsi”.
Dal report emerge anche che nel 2021 e nella prima metà del 2022 l’occupazione è cresciuta in tutte le macroaree in Italia, grazie all’espansione del lavoro dipendente. Tuttavia nei mesi estivi le posizioni lavorative hanno segnato un rallentamento, soprattutto nel Mezzogiorno, anche in seguito alla forte frenata del comparto edile. Nel frattempo la partecipazione femminile al mercato del lavoro resta bassa, in particolare nel Mezzogiorno, dice Bankitalia. Il divario di genere si accentua tra i genitori di bambini in età prescolare, risentendo di una ripartizione disuguale degli oneri di cura della famiglia. Invece nelle province dove la disponibilità di servizi di assistenza alla prima infanzia è maggiore si osserva anche un più elevato tasso di attività delle madri di bambini piccoli.
Quanto alla “pandemia” ha fortemente influenzato le preferenze abitative delle famiglie in Italia, che si che sono orientate verso alloggi più grandi, dotati di spazi esterni e situati in aree connotate da una più bassa densità abitativa. Secondo lo studio, i mutamenti più marcati, nelle regioni settentrionali, si sono associati alla maggiore possibilità di utilizzare forme di lavoro agile. Intanto, nonostante i rialzi nei tassi di interesse l’espansione dei mutui abitativi è rimasta ovunque solida. Mentre in tutte le aree del Paese nei primi sei mesi del 2022 è proseguito il rallentamento dei depositi delle famiglie. Il ricorso al credito al consumo è aumentato. Per i mesi a venire la rimodulazione o il venir meno di alcune misure che hanno sostenuto il settore nei mesi passati, potrebbe essere in parte bilanciato dal forte impulso del Pnrr alle costruzioni su alcuni segmenti, come gli asili nido o le scuole, coinvolgendo le stese aziende che finora avevano beneficiato di altri provvedimenti.