(Teleborsa) – Sono positive le previsioni del Fondo Monetario Internazionale sull’evoluzione del rapporto debito-PIL italiano per i prossimi anni. Il direttore del dipartimento conti pubblici dell’istituzione economica internazionale, Vitor Gaspar, durante la conferenza stampa di presentazione del Fiscal Monitor ha parlato di una strategia di bilancio italiana “prudente”, “appropriata” alle attuali condizioni. Il graduale percorso di aggiustamento dei conti pubblici secondo le stime del FMI porterà l’indebitamento complessivo a ridursi di quasi 13 punti di PIL nel 2027 (fissando il rapporto al 142,5%) rispetto ai livelli cui era esploso nel 2020 (155,3%) per le misure imposte dalla pandemia.
“Quando guardi al caso specifico dell’Italia il rapporto debito-PIL è aumentato considerevolmente nel 2020, come in molti paesi. Se si guarda alle nostre ultime stime, queste sono attualmente più basse rispetto a quelle che erano un anno fa – ha sottolineato Gaspar –. Ed è previsto un lento declino”. Il debito pubblico – che nel 2019 si era ridotto al 134,1% del PIL e nel 2020 era lievitato al 155,3% – è calato al 150,9% nel 2021, mentre quest’anno si ridurrebbe al 147,2% e poi al 147,1% nel 2023, 146,1% nel 2024, 144,9% nel 2025, 143,5% nel 2026 e 142,5% nel 2027. Per quanto riguarda il deficit di bilancio italiano – che nel 2019 si era ridotto ai minimi storici, pari all’1,5% del PIL – è esploso al 9,6% nel 2020 e al 7,2% lo scorso anno, mentre in base alle previsioni FMI calerà al 5,4% quest’anno, al 3,9% nel 2023, al 3,5% nel 2024, stabilizzandosi poi al 3% dal 2025 al 2027.
“Ci sono sviluppi sulla composizione del bilancio, è stata messa enfasi sulla crescita e sulla crescita sostenibile. Sono state operate o sono in corso d’opera riforme strutturali importanti. E dal nostro punto di vista la strategia di bilancio dell’Italia è una strategia prudente – ha quindi dichiarato Vitor Gaspar – e appropriata”.
In un articolo che ha accompagnato lo studio sulle finanze pubbliche, il FMI ha raccomandato ai Paesi di non introdurre “controlli diretti” sui prezzi, sussidi o tagli alle tasse contro i rincari dell’energia e contro l’alta inflazione. Nel Fiscal Monitor gli economisti dell’istituzione avvertono infatti come interventi di questo tipo risulterebbero “inefficaci” e finirebbero per spingere le Banche centrale ad aumentare ancora di più i tassi di interesse, risultando, in definitiva, anche dannosi.
Gli autori del documento sottolineando quindi la necessità che i governi siano in grado di fronteggiare uno scenario di forti rialzi dei prezzi alimentari e dell’energia, da un lato proteggendo le famiglie a basso reddito da ampie perdite dei redditi reali e assicurare il loro accesso a questi beni chiave, Dall’altro riducendo le vulnerabilità dovute agli ampi debiti pubblici e, in risposta all’alta inflazione, mantenere una linea rigorosa in modo che la politica di bilancio “non finisca per entrare in conflitto con le politiche monetarie”.
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