(Teleborsa) – Nel settore dei RAEE professionali solo il 5-10% dell’immesso sul mercato viene raccolto e riciclato dai sistemi ufficiali dei produttori. La gestione di questa tipologia di rifiuti, infatti, è troppo spesso svolta da operatori del libero mercato, ovvero soggetti informali i cui metodi di raccolta, trattamento e recupero degli stessi non sono né tracciati né rendicontati. La naturale conseguenza è l’insorgere di un’organizzazione frammentata con entità di piccole e medie dimensioni dove si nascondono pratiche ai limiti della normativa ed export non controllato. È quanto emerge dallo studio “Quantificazione dei flussi di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) nel settore delle stampanti professionali” realizzato per Erion Professional da Margherita Pero, Antonio Masi e Margherita Fabbri del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, con la collaborazione di Isabella Capurso dell’area Consulting di Interzero Italy.
“L’Unione Europea (D. Lgs. 49/2014) ci chiede un obiettivo di raccolta del 65% tra RAEE domestici e RAEE Professionali, rispetto all’immesso sul mercato nei tre anni precedenti. Registriamo a oggi – spiega Daniela Valterio, presidente di Erion Professional – un gap superiore al 50%. Un divario sul quale il settore dei RAEE professionali deve intervenire, soprattutto perché il tasso di raccolta è tutt’oggi irrilevante rispetto a quello dei rifiuti domestici”.
Lo studio ha evidenziato che il fenomeno dei flussi paralleli colpisce particolarmente il settore delle stampanti professionali che, a differenza di altre tipologie di apparecchiature, hanno un primo ciclo di vita relativamente breve (circa 3/4 anni) divenendo poi merce appetibile per mercati terzi. Su 500mila pezzi immessi sul mercato ogni anno (25mila tonnellate), complessivamente ne vengono gestiti in Italia solo il 44% (circa 220mila pezzi), pari a 11mila tonnellate. Di queste però, solo il 5-10% entra nel canale formale, l’unico in grado di operare secondo i principi dell’economia circolare garantendo gli obiettivi di recupero e riciclo e favorendo il re-inserimento delle materie prime seconde in nuovi cicli produttivi. Un altro 44% viene esportato o come RAEE (circa il 7%) o come bene ancora funzionante da destinare al mercato dell’usato (37%), tipicamente in aree del Secondo e Terzo Mondo, sfuggendo così completamente alla tracciatura dei flussi. Un altro 10% (50mila) viene lasciato in magazzino, comportamento riscontrato soprattutto dalle Pubbliche Amministrazioni; infine, il restante 2% viene donato a ONLUS.
Dall’analisi emerge inoltre che, tra i principali aspetti critici legati al trattamento a fine vita, ci sono: difficoltà di gestione degli aspetti burocratici (molti step di processo spesso considerati difficoltosi e complessi), gli elevati costi legati alla gestione dello smaltimento e la complessità di recupero dei componenti dovuto al design del prodotto. Per la loro progettazione, infatti, le stampanti richiedono particolari procedure di trattamento. Tali processi hanno implicazioni sia sui costi di stoccaggio, sia di logistica. L’estrazione dei toner, ad esempio, è considerata spesso una pratica onerosa (a causa dei processi di macinazione del rifiuto e della successiva selezione delle materie) e questo potrebbe spingere alcuni a smaltire le macchine in maniera più sommaria ed economica.
“È evidente la necessità di un maggiore controllo sui movimenti transfrontalieri di (R)AEE, sia affinché tali flussi – afferma Luciano Teli, direttore generale di Erion Professional – possano concorrere alla contabilità inerente ai target di raccolta imposti dal legislatore, sia allo scopo di intercettare quei movimenti oltre frontiera che sono irregolari e che, di fatto, concorrono al dumping internazionale”.