(Teleborsa) – Le misure d’emergenza contro la volatilità dei prezzi dell’energia proposte dalla Commissione europea dovrebbero essere approvate dal Consiglio Ue entro fine mese, mentre la riforma del mercato europeo dell’elettricità è prevista entro la fine dell’anno. È quanto ha auspicato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen durante la replica alla fine del dibattito sul suo discorso sullo stato dell’Unione, davanti alla plenaria del Parlamento europeo oggi a Strasburgo.
“Speriamo e ci aspettiamo che il Consiglio approvi le misure d’emergenza a fine settembre, mentre le grandi riforme, in particolare quella del mercato elettrico che disaccoppierà il prezzo del gas da quello dell’elettricità, – ha detto von der Leyen – arriveranno a fine anno. È un compito importante, ed è urgente andare avanti verso un cambiamento completo del mercato”.
Nel dettaglio la Commissione europea – secondo quanto si legge nel comunicato sulle nuove proposte contro i rincari dell’energia elaborate da Bruxelles – propone ai paesi del’Unione di concordare un obbligo a ridurre i consumi di elettricità di almeno il 5% durante gli orari di picco. Agli Stati sarà richiesto di identificare il 10% delle ore con i maggiori livelli di prezzi e ridurre la domanda in queste fasi. La commissione propone anche che gli Stati membri puntino a ridurre il consumo complessivo di elettricità di almeno il 10% fino al 31 marzo 2023.
Tra le proposte anche un tetto ai ricavi dei produttori di elettricità indicati come “inframarginali”, quelli che hanno costi di produzione più bassi, come da rinnovabili o nucleare, a 180 euro per Megawattora (Mwh). Secondo l’Ue questo consentirebbe di coprire i costi operativi senza minare i nuovi investimenti. I ricavi oltre questa soglia verrebbero “raccolti dagli Stati e usare per aiutare i consumatori a ridurre le loro bollette”.
La commissione europea propone, inoltre, di imporre un “contributo di solidarietà” sugli utili “in eccesso” generati dalle attività legate a petrolio, gas, carbone e raffinazione di idrocarburi, che non siano coperti dal tetto ai ricavi che al tempo stesso propone sull’elettricità da fonti “inframarginali”. Secondo i propositi di Bruxelles, gli Stati raccoglierebbero gli utili realizzati sul 2022 e superiori al 20% alla media degli utili dei precedenti tre anni. I proventi di questa tassa verrebbero convogliati a favore dei consumatori di energia, tra cui famiglie vulnerabili, imprese maggiormente colpite dai rincari e industrie ad elevato uso di energia. Secondo la proposta dell’Ue – si legge nel comunicato – gli Stati potrebbero anche utilizzare i proventi di questa tassa per progetti comunitari legati a REPowerEu o per le campagne comuni di tutela dell’occupazione o degli investimenti su rinnovabili e efficienza energetica”.
“La nostra proposta per un contributo di solidarietà dalle industrie dei carburanti fossili assicurerà che interveniamo sull’attuale crisi energetica con uno spirito di equità. In questi tempi straordinariamente difficili per molti, – ha affermato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni – le compagnie sui carburanti fossili hanno goduto di ricavi insolitamente elevati. Quindi è essenziale che paghino la loro giusta quota per supportare le famiglie vulnerabili e i settori colpiti duramente, così come per la montagna di investimenti che ci troviamo di fronte su rinnovabili efficienza energetica. Perché di fronte all’uso come arma dell’energia da parte del presidente russo Vladimir Putin abbiamo bisogno di uno sforzo collettivo di solidarietà in modo da costruire una Europa più sicura e sostenibile”.
La presidenza di turno ceca del Consiglio Ue ha già convocato una riunione straordinaria dei ministri dell’Energia per il 30 settembre, che dovrebbe appunto approvare le misure temporanee d’emergenza. La presidente della Commissione ha anche sottolineato che “sarebbe ingenuo credere che il presidente russo Vladimir Putin abbia cominciato a usare il gas come arma di guerra solo il 24 febbraio”, quando la Russia ha invaso l’Ucraina. In realtà, ha continuato, “questo era stato preparato a lungo: basta guardare cosa è successo l’anno scorso, quando Gazprom, la società detenuta dallo Stato russo, ha ridotto i rifornimenti di gas all’Europa al livello più basso degli ultimi dieci anni”, proprio quando la domanda aumentava con la ripresa dopo la crisi del Covid.