(Teleborsa) – Tra il 2021 e il 2022 il costo sostenuto dal sistema delle PMI per i servizi pubblici locali, è aumentato in media del +41,3%, con una forte variabilità tra servizio e attività economica. Da quanto emerge dall’analisi sui principali servizi pubblici locali, realizzata da Unioncamere e BMTI, a sostenere i costi maggiori sono stati i negozi di beni non alimentari (+60%). Forti anche i costi a carico dei negozi di parrucchiere (+41,1%), bar (+37,8%) e negozi di ortofrutta (+26,1%).
Nello specifico, chiarisce una nota, gli aumenti registrati nel 2022 sono riconducibili all’andamento del costo della fornitura di energia elettrica e gas naturale, in aumento rispettivamente del +60,3% e del +57,3% in dodici mesi. Gli incrementi dell’energia elettrica hanno interessato la componente relativa alla vendita (+127% in media) a seguito del forte aumento registrato dalla materia prima. Tali aumenti sono stati in parte compensati dalla riduzione degli oneri di sistema (-45% in media rispetto allo scorso anno) messa in campo dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, al fine di scongiurare un aumento ancora più pronunciato della bolletta. I rialzi del gas naturale, invece, hanno interessato la componente relativa alla materia prima (+185% rispetto al 2021) a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina. Più contenuti, invece, gli adeguamenti delle tariffe per il servizio idrico (+3,4%) e moderata riduzione per il servizio rifiuti nei capoluoghi di regione (-1,4%). Facendo un passo indietro, tra il 2017 e il 2022, la spesa per le utenze dei servizi pubblici locali di alcune delle più diffuse attività commerciali (negozio di beni non alimentari, parrucchiere, bar e ortofrutta) registra un aumento medio del +54,2%.
L’incremento, calcolato come media di alcuni profili tipo di impresa (negozio di beni non alimentari, parrucchiere, bar e ortofrutta), ha caratterizzato in particolare la spesa per l’energia elettrica (+73,6% rispetto a cinque anni fa) e le bollette del gas naturale (+55,7%), ambedue soggetti alle oscillazioni dei costi della materia prima nei mercati all’ingrosso. I forti aumenti registrati dal costo della materia prima sono stati solo in parte compensati da un calo del costo delle infrastrutture e degli oneri di sistema. Forti rincari anche per la spesa per il servizio idrico (+12,7%) dovuti, da una parte, alla necessità di allineare le tariffe ai reali costi del servizio, dall’altra, all’esigenza di sostenere gli investimenti per migliorare lo stato delle reti idriche. In calo dell’1,6%, invece, la spesa per il servizio di gestione dei rifiuti urbani registrata negli ultimi 5 anni.
L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (cui dal 2018 è affidata la regolazione del servizio), ha emanato i primi provvedimenti volti ad assicurare la necessaria convergenza nei livelli di qualità del servizio e nei relativi costi (nuovo metodo tariffario per il calcolo dei costi efficienti del servizio e consultazioni sulla regolazione della qualità).